Per fare innovazione il Centrocot ha bisogno di più spazio
In 36 anni di attività il centro di ricerca del tessile ha raggiunto numeri importanti, ma ora lo spazio non basta più. Grazia Cerini (direttore generale): «Siamo in attesa di una risposta»
Ci sono due cose che colpiscono quando si arriva in piazza Sant’Anna a Busto Arsizio: le case progettate dall’architetto Richino Castiglioni, belle e popolari, e la scritta Centrocot appesa alla facciata di una ex scuola che ospita anche gli uffici dell’Inps. Niente male, in pochissimo spazio si sono concentrate due intuizioni, quella di un architetto che credeva in un’urbanistica sociale e quella di imprenditori, banche, istituzioni e associazioni di categoria che 36 anni fa hanno voluto un centro di ricerca dedicato alla filiera del tessile, settore così sviluppato da queste parti da far meritare all’area bustocca l’appellativo di Manchester d’Italia.
Il Centrocot, Centro tessile cotoniero e abbigliamento spa, pur essendo un’avanguardia di ricerca di livello europeo, è però costretto in uno spazio diventato negli anni inadeguato per la missione che si è dato e le funzioni che svolge.
Nonostante questo limite, l’attività del centro di ricerca e sviluppo ha generato numeri significativi: 1500 prove a listino, 6000 clienti, 9.600 certificati Oeko-tex, certificazione rilasciata solo dal centro di ricerca di Busto Arsizio che con il marchio apposto certifica che sul prodotto non ci sono residui di sostanze nocive per l’uomo. E ancora, 2.600 attestati di tipo Ce (indumenti e guanti di protezione individuale), 25.000 ore di formazione erogate (il centro è accreditato in Regione Lombardia e collabora con Fondimpresa), 200 convegni formativi e 150 progetti. Oltre a quelle già citate al Centrocot si rilasciano certificazioni sulla tenuta dei tessuti ai raggi ultravioletti, sul comfort e le proprietà termofisiologiche dei tessuti e sulla capacità di inibire la crescita di microrganismi (marchio bioeffective). Nelle aule adattate a laboratorio gli 80 ricercatori del centro producono innovazioni di processo e di prodotto o l’una e l’altra contemporaneamente, come nel caso del tessuto al plasma che per il Centrocot rappresenta ancora una sfida aperta.
«In questo scenario economico – conclude Grazia Cerini, direttore del centro – bisogna saper dare alle aziende risposte immediate soprattutto quando si parla di sicurezza e sviluppo sostenibile. In questo senso al Centrocot diamo una marea di servizi».
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