Auricolare e mai sul comodino: impariamo a usare il cellulare
Nonostante siano ancora in corso le ricerche per stabilire gli effetti per la salute dell'uso dei telefonini, Comune e Asl insistono sull'informazione ai giovani per un uso "salutista" della tecnologia
« È sempre con quel cellulare in mano…» I rimbrotti di madri e padri verso i figli sono spesso legati al modo di socializzare dei ragazzi, sempre più concentrati sui rapporti virtuali. Ma c’è ben più che la propria socialità a essere minacciata: quell’aggeggio costantemente in mano, appoggiato all’orecchio, custodito sotto il cuscino o sul comodino può avere influenze negative sulla salute.
Nonostante non ci siano ancora evidenze scientifiche sul collegamento diretto tra telefonini, smartphone e l’insorgenza di alcune patologie, la raccomandazione dell’OMS è quella di educare i giovani a un uso corretto di questi strumenti: « Non esiste una chiara conoscenza del funzionamento di questi cellulari – spiega la dottoressa Valeria Marinoni referente del Comune di Varese – pochi sanno che comunicano grazie ad antenne sparse sul territorio che vengono agganciate di volta in volta. È un sistema in movimento, che ha bisogno di una rete capillare e sempre più capace, visto la crescita di traffico dati».
Le funzionalità degli smartphone, infatti, sta stravolgendo ulteriormente il contesto: « Varese ospita antenne radio per permettere questo tipo di comunicazione sempre più sofisticata e diversificata – racconta l’assessore all’ambiente Stefano Clerici – le società pagano un canone d’affitto che viene utilizzato sia per le opere di compensazione ambientale, sia per promuovere cultura e benessere tra i cittadini. Questa la ragione per cui abbiamo voluto avviare “Camelet” il progetto di indagine e monitoraggio dei campi elettromagnetici, in collaborazione con l’Asl di Varese. Dopo una prima fase sperimentale che ci ha visto avviare un’indagine e una campagna educativa tra gli alunni del comprensivo Salvemini Don Rimoldi, ora partiremo con una seconda fare. Ci sarà un seminario aperto alla popolazione sull’utilizzo consapevole delle tecnologie che impiegano campi elettromagnetici».
Dal questionario compilato dai 227 alunni del comprensivo è emersa una certa confusione: « I ragazzi pensano che l’inquinamento sia legato solo alle antenne sparse sul territorio – commenta Nadia Bianchi, responsabile del Progetto per l’Asl – non viene loro in mente che anche il loro cellulare ha un’antenna che continua a ricevere segnali e impulsi. Pochi ragazzi hanno un’idea delle norme per un uso corretto come l’auricolare. Hanno, spesso, anche la brutta abitudine di tenerselo vicino anche di notte».
Come dicevamo, ancora non ci sono evidenze scientifiche della correlazione tra malattie e uso del cellulare: « Sono state rilevate alcune possibili patologie non gravi come il tumore benigno dell’orecchio. Ma studi approfonditi sono ancora in corso, come il Mobi Kids dove è coinvolta l’Università di Torino» specifica la dottoressa Bianchi.
In attesa dei risultati, però, Comune di Varese e Asl avviano la seconda fase che vedrà al centro la comunicazione diretta ai giovani. Per questo è stato chiamato il professor Ivano Boscardini, docente della Liuc ed esperto in comunicazione. Con lui si preparerà una campagna attraverso i social network e Youtube per arrivare direttamente ai giovani e prepararli, eventualmente, a corsi di approfondimento che potrebbero essere fatti in seconda battuta nelle scuole.
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