Dissequestrata per ordine del giudice l’auto bloccata dalla Finanza a Gaggiolo
«abbiamo vinto, ma con l’amaro in bocca» è questo il commento di Anna Maria Sury, di Muralto, dopo essere rientrata in possesso dell'auto di famiglia a 18 mesi dalla vicenda capitata a suo figlio
«abbiamo vinto, ma con l’amaro in bocca» è questo il commento di Anna Maria Sury dopo essere rientrata in possesso dell’auto di famiglia, dissequestrata per ordine del giudice di Varese a 18 mesi dalla notizia della vicenda paradossale che era capitata a suo figlio.
Quando era stata resa pubblica, la storia aveva suscitato molto clamore: il ragazzo si è visto sequestrare alla dogana di Gaggiolo – Stabio l’auto di suo padre, che stava guidando per riportarla a casa.
l’articolo con tutta la vicenda
Il motivo del sequestro era una regola non molto nota all’epoca, ma che in dogana a Gaggiolo fa ancora arrivare decine di notifiche di multe e sequestri di auto ogni anno: un italiano non può guidare in Italia un’auto svizzera.
Il figlio di Anna Maria era in realtà italiano da poche settimane: aveva preso la residenza a Varese per praticità, perché – disabile – studiava all’università dell’insubria, e quel giorno guidava la macchina di suo padre perché gli era stata prestata per andare a sostenere un esame, e la sua si era improvvisamente rotta a casa dei genitori. Una sciagurata coincidenza che ha portato al sequestro dell’auto, alle proteste, alla causa in tribunale e infine alla decisone dei giudici varesini di accogliere pienamente le motivazioni che rendevano non giustificato il sequestro, con conseguente restituzione della vecchia Skoda Roomster.
La sentenza è arrivata a fine 2012: «E quello che abbiamo portato come opposizione e giustificazione fin dal primo giorno è stato pienamente accolto dal giudice, malgrado la perseveranza a nel contestarcelo da parte della Guardia di Finanza italiana» commenta Anna Maria.
Il sequestro è invece di pochi giorni fa. «Dopo tutta questa vicenda, prendo atto che le ditte hanno delle norme che regolano il passaggio in Italia, ma che i privati, le famiglie non sono riconosciute nella nostra normativa – conclude mamma Sury – Ora penso sia necessario che si chiarisca a livello europeo la posizione dell’Italia su questi sequestri».
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