I nostri laghi “non stanno bene”, Legambiente lancia l’allarme
Anche quest'anno la Goletta è arrivata per il lago di Varese, il Maggiore e il Ceresio. «Gli imputati principali sono i torrenti che raccolgono gli scarichi non depurati dei comuni»
Otto anni di indagini e un bilancio che resta negativo. E’ il quadro dello stato di salute dei nostri laghi tracciato anche quest’anno da Legambiente che con la Goletta dei Laghi ha monitorato il lago di Varese, il Maggiore e il Ceresio. E per tutti e tre la "pagella" ha più insufficienze che promozioni: cinque punti su otto inquinati sul lago Maggiore, uno su due sul lago di Varese. E anche per il Ceresio la situazione non è migliore.
«Gli imputati principali – spiega Barbara Meggetto, portavoce di Goletta dei Laghi (nella foto) – sono i torrenti che raccolgono gli scarichi non depurati dei comuni dell’entroterra».
La Goletta dei laghi non assegna "bandierine di balneabilità": l’idea della campagna è più quella di fare una "foto" dello stato delle acque in un preciso momento e in un preciso punto. Normalmente si tratta delle foci di torrenti o fiumi, ovvero i punti in cui si immettono nei laghi. «I nostri tecnici – spiega Meggetto – danno la caccia alle situazioni critiche che minacciano l’ecosistema lacustre, focalizzando l’attenzione sui sistemi di depurazione ancora oggi non adeguati alle reali necessità».
Fortemente inquinati, dunque, cinque punti sulla sponda lombarda del Verbano: a Germignaga presso il canale della spiaggia comunale, a Laveno Mombello alla foce del torrente Boesio, a Brebbia alla foce del fiume Bardello, a Ispra alla foce del torrente Acquanegra e ad Angera all’Oasi la Bruschera. Buone notizie invece per il fiume Giona a Maccagno, il torrente Monvallina a Monvalle e la spiaggia Nocciola ad Angera dove la segnalazione di uno scarico i tecnici.
«Il nostro compito è quello di individuare le criticità dei bacini lacustri con particolare attenzione, non solo dove sappiamo esserci maggiore afflusso di bagnanti, ma soprattutto dove intravediamo un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato dal decreto legislativo 116/2008 – spiega Meggetto -. Le analisi ci confermano che la maggior parte dei problemi per i laghi del Varesotto continua ad arrivare direttamente dai corsi d’acqua che ancora scontano i ritardi nel collettamento fognario e nella depurazione delle acque».
Un problema che sembra ormai cronico, come dimostra una comparazione tra i risultati delle analisi nell’ultimo quadriennio 2009 – 2012: è sempre risultato fuori dai limiti il punto campionato a Brebbia mentre i punti a Laveno, Ispra e Angera sono risultati fuori dai parametri per 3 volte.
Per quanto riguarda il lago di Varese, risulta fortemente inquinato il canale Brabbia a Biandronno, sul confine con Cazzago Brabbia, che «raccoglie – spiega Meggetto – gli scarichi provenienti dai Comuni dell’entroterra e della zona del lago di Comabbio oltre che dagli sfioratori di piena. Entro i limiti invece lo scarico sempre a Biandronno, presso il lungolago F. Daverio.
«Si conferma la situazione già stigmatizzata negli anni precedenti e non si vedono all’orizzonte cambi di rotta – commenta Alberto Minazzi, coordinatore provinciale dei circoli di Legambiente (nella foto) -. Stiamo ancora attendendo di conoscere i tempi di attuazione degli investimenti previsti nel Piano d’ambito. La priorità infatti è il completamento delle infrastrutture fognarie, il vero punto critico della capacità di gestione del territorio da parte dei Comuni. I quali invece continuano ad occuparsi di sviluppare il proprio tessuto urbano sulla base di previsioni ingiustificate di aumento della popolazione e conseguente ulteriore cementificazione».
All’incontro erano presenti anche Massimo Soldarini della Lipu che ha partecipato alle indagini, e la parlamentare del Pd Maria Chiara Gadda. Luca Marsico, presidente della commissione regionale Ambiente, non è potuto intervenire, ma ha mandato un messaggio.
LE INDAGINI DI GOLETTA DEI LAGHI
La campagna nazionale d’informazione scientifica sullo stato di salute dei bacini lacustri, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont.
Il monitoraggio scientifico
I prelievi vengono eseguiti dalla squadra di tecnici che effettuano le analisi chimiche direttamente in situ con l’ausilio di strumentazione da campo. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nei laboratori mobili lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità). Il giudizio di Legambiente viene dato in base ai risultati ottenuti dalle analisi microbiologiche (sono presi come riferimento i valori limite per la balneazione indicati dal Decreto Legislativo del 31 marzo 2010 nell’allegato A) e secondo i seguenti criteri:
Legenda
Inquinato
Enterococchi intestinali maggiori di 500 ufc/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 1.000 ufc/100ml
Fortemente inquinato
Enterococchi intestinali maggiori di 1.000 ufc/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 2.000 ufc/100ml
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