Le microimprese continuano a soffrire
Fatturato in crescita, andamento produttivo positivo ma imprenditori preoccupati. Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese: «Meglio essere prudenti»
«Leggera inversione di tendenza, ma le previsioni degli imprenditori anche sul 3° trimestre sono preoccupanti per l’attendersi di una diminuzione di fatturato e occupazione. Il piccolo miglioramento è dettato, probabilmente, da un’oscillazione naturale che però deve essere ancora confermata per poterla definire come tendenza o come assestamento di periodo», dichiara Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese. «In questo momento, tutte le imprese hanno bisogno di fiducia, ma è anche bene essere prudenti: d’altronde, l’indicatore dell’occupazione è una spia d’allarme da tenere sotto controllo». (foto, da sinistra Davide Galli, presidente degli Artigiani, e il direttore Mauro Colombo)
Analisi congiunturale 2° trimestre 2013 su dati di Unioncamere Lombardia, servizio Amministrazione del Personale e servizio Credito di Confartigianato Imprese Varese. Rispetto al 1° trimestre 2013, la produzione del 2° trimestre registra un +3,64%. Trend positivo per le imprese da 10 a 49 addetti (incrementi nel tendenziale superiori al 7%); sofferenti le microaziende da 3 a 5 addetti (-4,99%). Difficile la situazione sul fronte lavorativo: -1,96% (in forte ribasso nella meccanica).
L’andamento produttivo. Migliora la situazione tendenziale nei beni intermedi (+7,44%) e in quelli finali (+1,97%); decrementi del -1,73% nei beni di investimento.
Il fatturato. Nei confronti del 2° trimestre 2012 si registra un -1,43%; rispetto al trimestre precedente si raggiunge, però, un +2,54%. La quota estera è ancora in crescita e interessa il 5,77% del fatturato totale.
Il tasso d’utilizzo degli impianti è salito di circa 1 punto percentuale rispetto alla precedente rilevazione e si è attestato intorno al 62,72%.
Gli ordinativi acquisiti nel trimestre. Segnano un -1,50% rispetto il 2° trimestre 2012 e un +0,05% rispetto il 1° trimestre 2013 che segna un +0,05%.
Le CIG in deroga seguono il trend precedente: sono passate dalle 1.125 del 2009 alle 619 nel 2012. Il totale, nel 1° trimestre 2013, era di 356; ad oggi siamo a 60. Nel 2° semestre è ancora la metalmeccanica ad essere maggiormente in difficoltà (27 casse), seguita da TAC (12).
Il livello delle scorte dei prodotti finiti è ritenuto adeguato dal 60,87% delle imprese, mentre per le restanti aziende le valutazioni di scarsità prevalgono su quelle di esuberanza, portando il saldo a – 21,74% (dato in ulteriore calo). Si attesta intorno al 51% la percentuale di aziende che non tiene scorte (diminuito di 5 punti rispetto alla precedente rilevazione). Per quanto riguarda le scorte di materie prime, il 51% delle imprese ritiene adeguato il livello con un saldo pari a -12%; il 27% degli intervistati afferma, invece, di non tenere scorte.
I prezzi medi delle materie prime hanno subito sensibili aumenti (+3,07%), mentre sono stabili quelli dei prodotti finiti (+0,90%). Il maggior incremento nei prezzi delle materie prime ha, in particolare, interessato l’abbigliamento con una percentuale del 7,35%. Fra i prodotti finiti le varie accusa i maggiori incrementi (+3,67%).
Il credito. Cala il numero di richieste di finanziamento: quelle deliberate positivamente sono 770 contro le 825 del 2012; i volumi passano dai 45 milioni del 2012 ai 38 milioni del 2013. Cresce l’importo medio del finanziamento deliberato dal Confidi nel trimestre (55.000€). A diminuire sono anche le erogazioni effettuate dagli istituti di credito: da 37 a 31 i milioni di euro finanziati alle nostre imprese (nel primo trimestre 2013 le erogazioni sono state pari a 44 milioni di euro). Il dato è in controtendenza rispetto al primo trimestre 2013, nel quale si era registrato un aumento del 12%. La selettività da parte del sistema bancario in termini di numero di pratiche respinte permale stabile attestandosi al 4%. In netto calo il dato riferito alle pratiche in attesa di esito (241 per un volume di 14 milioni di euro).Diminuiscono anche investimenti e anticipi; stabili le forme tecniche di liquidità. Aumenta l’operatività a breve termine che si attesta al 79% rispetto al 21% a medio lungo termine. La quota di anticipi si attesta al 79% rispetto al 13% della liquidità e al 8% degli investimenti.
«Si fanno sempre più urgenti le riforme su tutti i fronti, la definizione di una vera politica industriale per la piccola impresa, l’eliminazione di quell’eccesso di ostacoli burocratici che stanno ingessando le aziende. Sburocratizzare significa permettere alle imprese di rendersi più veloci (in linea con i tempi richiesti dai mercati), più efficienti (ancora più attente al prodotto) e più competitive (in linea con i competitor europei). Le piccole imprese hanno bisogno di risposte, non di sostegni pubblici: ciò che chiedono sono le condizioni migliori per poter lavorare e crescere. Anche gli adempimenti devono essere correlati alla dimensione imprenditoriale. Ridurre la pressione fiscale è importante, ma probabilmente questa decisione non ci porterà allo stesso livello di produzione e competitività dei Paesi emergenti. La semplificazione amministrativa – con la riduzione del costo del lavoro – è il campo sul quale poter agire con più fretta e determinazione», conclude Colombo.
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