Non si deroga alla legalità
La lettera dei sei colleghi di Giuseppe Pegoraro ci ha fatto interrogare. Prima di pubblicarla abbiamo anche interpellato la giunta comunale: «Ribadiamo il nostro invito alla sobrietà»
Ci sono momenti in cui la scelta migliore sarebbe il silenzio. Così non è stato ieri per sei dipendenti comunali che hanno inviato alla stampa una lettera in cui espongono il loro sdegno per alcune prese di posizione rispetto all’aggressione al sindaco e al vicesindaco.
Abbiamo valutato con la massima attenzione tutta la situazione. Il nostro lavoro, come sempre, è informare e approfondire ogni elemento utile per i cittadini. Questo però comporta una grande responsabilità e di fronte alla lettera dei sei siamo rimasti davvero colpiti.
Da un punto di vista umano, ma soprattutto sociale, è importante cercare di capire cosa porti a un gesto estremo come quello commesso da Giuseppe Pegoraro. Capire per poter analizzare e valutare con la maggior serenità possibile cosa stia succedendo alle nostre comunità. Siamo consapevoli che per un uomo di quella età e con una storia personale e professionale come la sua, perdere il lavoro per un anno ed esser additato come reo possa esser quasi insostenibile. Tutto questo però non giustifica nulla e soprattutto ci si deve attenere ai fatti. Solo per un miracolo Laura Prati e Costantino Iametti sono vivi.
La responsabilità di chi ha sparato non ammette sconti, anche in virtù di quei principi a cui tutti dicono di ispirarsi. Non c’è ingiustizia che tenga, ammesso poi che ce ne sia in questa vicenda, perché una persona possa decidere di "regolare i conti" alla propria maniera.
La legalità è un principio fondamentale delle vita civile e non si possono fare deroghe. Tanto più se, come in questo caso, ne poteva andare della vita reale delle persone.
Inquieta perciò la lettera dei sei perché non c’è una sola parola di solidarietà ai due amministratori aggrediti. Questi dipendenti comunali restano sdegnati per alcune parole pronunciate, e si sentono tirati direttamente in causa. Come sia andata a finire lo abbiamo visto. Forse qualche timore da parte di Laura Prati e della famiglia era più che fondato.
Su tutta la vicenda abbiamo sentito alcuni esponenti dell’amministrazione.
«Ribadiamo il nostro invito alla sobrietà – commenta Andrea Franzioni, assessore alla Cultura e "reggente" in questa fase -, dalle chiacchiere al bar alle dichiarazioni ufficiali. Lo diciamo soprattutto rispetto alle frasi che si discostano dalla solidarietà a Laura e Costantino. Io posso provare a capire l’amarezza e lo sbandamento di queste persone in seguito al gesto di Giuseppe Pegoraro. Ma, anche a nome della giunta, non intendiamo commentare oltre le parole contenute in quella nota».
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