L’assassino di Maria Angela: “Non credevo di averla uccisa”
Il killer della gioielliera è stato ascoltato dal giudice Luca Labianca e ha confermato la versione già fornita agli inquirenti: si dice pentito ma anche sollevato per l'arresto e avrebbe scoperto di averla uccisa al rientro dalle ferie
Chiede scusa per quello che ha fatto, si sente sollevato per l’arresto ma non si dà pace per la vittima Alex Maggio, interrogato dal giudice per le indagini preliminari Luca Labianca questa mattina, sabato, nel carcere di Busto Arsizio. L’assassino di Maria Angela Granomelli ha raccontato nuovamente la sua versione dei fatti su quanto accaduto lo scorso 4 agosto all’interno della gioielleria "Il dono di Tiffany" di Saronno, anche se non ha saputo spiegare, neanche questa volta, perchè ha deciso di colpire la commerciante. Assistito dall’avvocato Carlo Alberto Cova, Alex Maggio ha sostenuto di essere scappato mentre Maria Angela era ancora viva. L’avrebbe sentita lamentarsi ancora, dopo la serie di colpi che le aveva inferto, e quando è uscito non pensava di averla uccisa. Il Maggio, poi, avrebbe vissuto il resto della giornata come un brutto sogno e solo la mattina seguente ha realizzato di aver commesso una rapina e di aver picchiato con inaudita violenza la vittima.
Maggio ha poi raccontato che durante la vacanza in Puglia non ha minimamente cercato di informarsi e, insieme alla compagna, avrebbe vissuto in una sorta di isolamento da tutto e da tutti. Non sarebbe andato nemmeno a trovare i parenti e avrebbe realizzato di averla uccisa solo al suo ritorno, quando è tornato a Bollate e ha riallacciato i contatti con il mondo attraverso tv e giornali. A quel punto, avrebbe raccontato al giudice, si è rassegnato e ha meditato di costituirsi ma era troppo spaventato dal pensiero delle conseguenze che sarebbero scaturite. Maggio, fino al momento dell’arresto, ha vissuto in un limbo con la consapevolezza che molto presto sarebbero risaliti a lui e l’avrebbero arrestato. Cosa che, puntualmente, si è verificata grazie alle incessanti indagini di Carabinieri e Procura di Busto Arsizio ma anche grazie alle segnalazioni che hanno permesso di stringere il cerchio delle indagini.
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