Aborto: “Negli ospedali ci sono troppi obiettori”

Sara Valmaggi, vicepresidente del consiglio regionale del PD, denuncia l'eccessiva presenza di ginecologi negli ospedali che si rifiutano di praticare l'interruzione di gravidanza

L’interruzione di gravidanza è un intervento che la legge 194 prevede e che regola con precise direttive. Si effettua nei centri ospedalieri dove, però, il personale può rifiutarsi di effettuare l’operazione per motivi etici. Si chiamano “obiettori di coscienzae sono dispensati dal prestare assistenza a chi fa richiesta di abortire.
In un incontro, alcuni consiglieri del PD hanno denunciato alcune situazioni nelle aziende ospedaliere lombarde: « In Lombardia la legge 194 è disattesa.  A confermarlo sono i dati  sul numero di obiettori di coscienza  fra ginecologi, anestesisti e  paramedici presenti nei presidi ospedalieri lombardi nel 2012» ha dichiarato Sara Valmaggi, vicepresidente del Consiglio regionale che ha raccolto i dati. 

 
Ma quanti sono in Lombardia gli obiettori di coscienza che lavorano nelle strutture pubbliche?
La percentuale di personale obiettore è molto elevata: si va dal 60% dei casi sino al 100%.  Le situazioni sono diverse a seconda sia dei luoghi sia della qualifica: in generale ci sono sempre più obiettori tra i medici rispetto al corpo infermieristico.

Al Sant’Antonio Abate di Gallarate,
per esempio, mancano i medici: dei dodici in reparto, tutti hanno fatto scelta di obiezione per cui si deve ricorrere a professionisti esterni in convenzione per esaudire, nei tempi previsti dalla legge, le richieste delle pazienti. Nel 2012, l’azienda ha effettuato 110 interventi. Leggermente diversa la situazione all’Ondoli di Angera dove ci si affida all’unico ginecologo disponibile che può contare su un anestesista e tre infermieri. 
 
Leggermente diversa dal passato la situazione all’ospedale di Busto che ha nell’equipe del dottor Beretta due medici su 11 non obiettori e 5 anestesisti. Undici sono gli infermieri che completano la squadra dei “non obiettori”. Anche a Saronno sono due i ginecologi che si occupano dell’interruzione di gravidanza, coadiuvati da 5 anestesisti e 24 infermieri, mentre a Tradate l’equipe è formata da 3 medici, 2 anestesisti e 10 infermieri. 
 
L’azienda di Varese è, sul territorio, quella che offre una maggior presenza di non obiettori: 10 medici contro i 18 obiettori, mentre gli anestesisti sono 4 ( e 11 obiettori) e 51 ( contro 39) gli infermieri e il personale OSS che risponde alla richiesta. 
 
La situazione varesina è un po’ la fotocopia delle realtà lombarde: Legnano è in controtendenza con 7 medici non obiettori e 5 obiettori ma può contare solo sul 24% degli infermieri. 
Nelle aziende milanesi come la Mangiagalli o il Buzzi, i problemi etici vengono sollevati dalla minoranza dei ginecologi del reparto, percentuale che si conferma ( con numeri anche maggiori) per anestesisti e infermieri. 
Più diffusa l’assenza di figure specialistiche disponibili nei centri minori come a Treviglio, Cuggiono, Cinisello e Iseo dove gli obiettori sono il 100% dei ginecologi. Caso particolare Iseo dove il 100% di medici e infermieri hanno fatto scelta di obiezione mentre solo due infermieri su 29 hanno dato disponibilità a rispettare il dettato normativo. 
 
Le strutture,  per l’alto numero di medici obiettori, devono quindi chiamare contrattisti che intervengono solo per praticare interruzioni volontarie di gravidanza. La spesa complessiva è di  305 mila euro l’anno.
«I dati- afferma Valmaggi- sono davvero preoccupanti. Soprattutto per il fatto che sono molto diversificati a seconda delle aree della regione. In alcune infatti l’obiezione raggiunge percentuali altissime e  non garantisce affatto l’applicazione della legge».
Altro dato caratteristico della Regione è il basso utilizzo della pillola RU486 che nel 2011 era solo del 2% contro, ad esempio, il 13 % del Piemonte e il 16% dell’Emilia Romagna.
«Per garantire- sottolinea Valmaggi- una compiuta applicazione della legge, il diritto alla libera scelta delle donne e   per assicurare una più equa distribuzione delle mansioni fra i medici, in modo da evitare  di far gravare solo sui pochi non obiettori un numero troppo alto di interruzioni volontarie di gravidanza, chiediamo che si mettano in atto alcune modifiche organizzative tali da portare l’obiezione al 50%».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Settembre 2013
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