Arrestato dopo vent’anni di violenze in famiglia
Il coraggio di una moglie sostenuta dai suoi tre figli ha messo la parola fine a una lunghissima serie di maltrattamenti. A ricostruire la tragica storia di questa famiglia è stata la Squadra Mobile. Applicata per la prima volta la normativa sul femminicidio
Questa è la storia di Maria (è un nome di fantasia) e dei suoi tre figli, la loro identità non si puo’ rivelare perché sono in una località protetta. Ma non è importante sapere chi sono, ciò che importa è raccontare questa storia che puo’ essere d’aiuto ad altre famiglie che vivono la stessa situazione.
Per oltre vent’anni il marito di Maria, che oggi ha 56 anni, ha inferto alla moglie e ai figli violenze e vessazioni di ogni genere, riuscendo a ottenere il loro silenzio con le minacce e il terrore. Questo silenzio fragilissimo e doloroso è stato rotto grazie al coraggio di Maria che, sostenuta dai figli, ha trovato la forza di denunciare il marito. L’uomo, una volta arrivato all’aeroporto di Malpensa di ritorno dall’Albania, sua terra di origine, è stato arrestato dalla polizia, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare dove gli si contesta il reato di maltrattamenti in famiglia, e trasferito nel carcere di Busto Arsizio.
Non una parola, nessuna esclamazione di sorpresa, quasi si aspettasse un epilogo drammatico, per lui, liberatorio, per la sua famiglia. A incastrarlo non ci sono solo le dichiarazioni delle sue vittime, ma le foto scattate dai figli e i tanti referti medici che documentano anni di angherie e violenze tutte giustificate da cause fasulle («incidente domestico…incidente sportivo…lite tra adolescenti») dettate dal terrore. L’ultimo capitolo di questa tragica storia è stato scritto in Albania dove la famiglia era andata a trascorrere le vacanze esitive: Maria è stata legata al letto, bendata, picchiata e minacciata di morte. La donna, dopo essere rientrata anticipatamente con i figli ed essere stata in ospedale, ha deciso di porre la parola fine a questo dramnma famigliare, raccontando l’accaduto agli agenti della Squadra Mobile di Varese che hanno ricostruito la sequenza di maltrattamenti subiti da Maria e dai figli in tutti questi anni.
Determinante è stata la nuova normativa sul femminicidio, entrata in vigore a metà agosto e per la prima volta applicata in provincia di Varese, che ha permesso di procedere subito nei confronti dell’uomo con un ammonimento, ovvero un procedimento amministrativo che equivale ad un avvertimento a chi compie reati di questo genere, in attesa del provvedimento dell’autorità giudiziaria che in questo caso è stata velocissima. Il decreto prevede inoltre il gratuito patrocino legale per chi è vittima di stalking o maltrattamenti non si può permettere un avvocato, altro aspetto fondamentale nella scelta di denunciare. «Questi reati – commenta Silvia Carozzo, dirigente della Squadra Mobile di Varese – non riguardano solo determinate fasce sociali, ma sono trasversali per ceto e cultura. In genere si parla spesso di numero oscuro, ovvero di reati che sfuggono all’azione repressiva, i nuovi strumenti legislativi servono a farli emergere».
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