“Ero in coma e sognavo, sapevo che mi avevano investito”
Il ragazzino coinvolto nel'incidente di luglio sta bene e racconta il suo calvario
«Io ero in coma farmacologico, così mi hanno spiegato, ma intanto sognavo. Sapevo tutto, ero consapevole che mi avevano investito, che c’era stato l’incidente, l’ambulanza. l’ospedale. So che erano tutti in attesa che mi svegliassi, e così quando mi sono effettivamente svegliato, non ero stupito, ero preparato». Sono le parole di Alberto, il ragazzino di 14 anni che il 17 luglio è stato investito, a Brebbia, da un pirata della strada.
(Nella foto é il ragazzo con la felpa blu, accanto a suo padre)
Il ragazzo oggi sta davvero bene: sguardo sicuro, serio, ha solo una benda sul retro del cranio, ma è l’ultimo ricordo della medicazione che ha dovuto portare per mesi. Sta avendo dei tempi di ripresa ottimi e la convalescenza è stata seguita passo passo dalla famiglia. Accanto a lui il padre, che lo segue con affetto senza però essere troppo pressante.
«Non ricordo niente dell’incidente – spiega Alberto – l’ultima cosa che ho in mente é che avevo preso la bicicletta della nonna, non la mia». Già, perché quel giorno Alberto stava lavorando alla fattoria di famiglia a Travedona. «Avevo fatto alcuni lavori e falciato l’erba. Alle cinque avevo una lezione di scuola guida per il patentino del motorino. Sono partito per andare Brebbia, ma poi mi sono accorto che avevo dimenticato in fattoria il telefono. Sono tornato a prenderlo, ho ripercorso ancora la strada fra Travedona e Brebbia, e poi non ricordo più nulla». Quando si dice il destino, forse se non fosse tornato indietro non avrebbe trovato quella macchina impazzita, ma è il caso spesso a decidere per noi.
La riabilitazione è trascorsa tra la casa e proprio quella fattoria, dove la sua famiglia ha i propri affetti e le proprie passioni: «Faccio il fieno, e ci sono tanti lavori da seguire. Ci vado molto spesso e sento che mi fa bene». La sue condizioni oggi sono buone. «Sì adesso mi sento bene. Dopo l’incidente ero debole, ora va meglio». Alberto venerdì sera era in piazza e insieme al padre ha pulito i fagioli delle coltivazioni comunali. In tanti lo hanno salutato. Alcuni gli hanno raccontato di preghiere e rosari per lui. Ha accennato un sorriso. Secondo noi voleva dire grazie a tutti, senza fronzoli, ma con affetto.
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