“I figli non vogliono amici, ma capitani”

Il ruolo dell'educatore è oggi in crisi? Al teatro Apollonio ne hanno parlato lo psichiatra Crepet, Don Attard consigliere mondiale della Pastorale giovanile, Suor Maria Grazia Caputo, rappresentante all'Onu e il Presidente della Cimberio Vescovi

 "Educare: un sogno e una missione". Era questo il titolo del convegno che le sorelle della Casa di Maria Ausiliatrice di Varese avevano organizzato venerdì scorso 20 settembre al teatro Apollonio. Un appuntamento, il primo di una lunga serie, per festeggiare i 50 anni della casa di piazza Libertà.

Il tema era molto attuale: educare, aiutare i ragazzi a crescere, indicare loro la via per costruire il futuro. Un argomento delicato, che, oggi, mette in luce un nervo scoperto di chi ha in mano il pallino: genitori, docenti, educatori. Gli adulti sembrano aver perso la rotta, aver smarrito il senso del proprio ruolo: « Quando io ero giovane – ha esordito Paolo Crepet, psichiatra e scrittore, esperto di problemi della famiglia – valevano le regole del merito: io dovevo studiare e andare bene a scuola, mi affidavo ai miei genitori e li rispettavo nelle loro scelte. Ciò che mi era riconosciuto era il risultato di un percorso basato sui miei risultati. Oggi assistiamo a una grave crisi di quei valori: i genitori fanno gli amici, cercano di assicurarsi l’affetto dei pargoli assecondandoli nelle loro richieste. Un sistema deleterio che ha portato il nostro paese a perdere posizioni e credibilità internazionale. Ai miei tempi, le nostre università erano tra le migliori, oggi si trovano al 270esimo posto…. una collocazione che faccio fatica a capire perchè non riesco nemmeno a immaginare chi siano le 269 realtà precedenti». 

I genitori pare abbiano smarrito la via e sovvertito i valori anche in campo sportivo: « Trovo spesso soprattutto madri e qualche padre, che mettono in discussione le scelte dell’allenatore – ha commentato Francesco Vescovi, presidente della Pallacanestro Varese, parlando del settore giovanile – Ci si lamenta che il figlio gioca troppo poco, che non venga valorizzato. Noi abbiamo dovuto stilare un decalogo di comportamento che prevede regole precise da rispettare. Tra queste, anche l’obbligo per il genitore di pagare personalmente la multa che la società prende per interperanze avvenute durante le partite. Tutti pensano che i propri figli siano campioni in erba, abbiano davanti una carriera ricca di soddisfrazione e di soldi. I valori dello sport, del gioco di squadra, dell’impegno costante passano in secondo piano e, a volte, è difficile mantenere l’equilibrio tra la vita della palestra e le ambizioni personali».

La crisi di valori educativi non risparmia l’ambito scolastico: « Il merito è uno dei capisaldi del percorso di crescita – ha spiegato Don Fabio Attard, consigliere mondiale della Pastorale giovanile salesiana – interessa anche altri paesi industrializzati – Si è troppo concentrati sull’obiettivo e si perde di vista il momento: i ragazzi hanno solo bisogno di essere ascoltati. Dal mio osservatorio vedo tanti giovani, realtà differenti, problematiche peculiari. Ma ovunque, io trovo che i giovani abbiamo solo bisogno di essere accompagnati con autorevolezza. Dialogo, confronto, coinvolgimento ma mantenendo il nostro ruolo di accompagnatore, secondo i dettami di Don Bosco che sono Ragione, Religione e Amorevolezza. Siamo chiamati a far crescere i ragazzi, indicar loro la via: la prima cosa da fare è quella di avere indicazioni univoche, posizioni concordanti per favorire la loro fiducia. Evitiamo di esporre i ragazzi ad atteggiamenti discordanti che disorientano e li spingono a crearsi facili scappatoie».

Il valore dei giovani, la loro ricchezza interiore è stata, infine, posta al centro del discorso di Suor Maria Grazia Caputo, rappresentante dell’Istituto presso le Nazioni Unite – Responsabile dell’Ufficio dei Diritti Umani a Ginevra e Fondatrice del VIDES ( un’associazione internazionale di volontariato) : « Quando dai loro fiducia, quando ti affidi – ha commentato la sorella – leggi la loro gratitudine negli occhi. Hanno solo bisogno di essere ascoltati, coinvolti e guidati. Se si sentono responsabilizzati, i giovani trovano capacità inimmaginabili. In Svizzera e in Gran Bretagna hanno un tasso di suicidi tra i bambini allarmante: stiamo parlando di paesi sviluppati e altamente civilizzati. Ma c’è un difetto se questi bambini, di sette, otto nove anni, decidono che è meglio mettere fine alla propria vita. Più che di emergenza educativa, io parlo di urgenza educativa: gi adulti hanno il dovere di recuperare il proprio ruolo centrale di guide: basta veramente poco per far decollare un percorso di crescita».

E che sia la cultura l’elemento centrale su cui porre le fondamenta emerge alla fine, da una domanda posta al termine del dibattito da uno studente dell’ultimo anno alle superiori: «Perchè studiare Foscolo, Leopardi, Kant e Seneca? A cosa mi serviranno nella vita?» 

« A prepararti alla vita – conclude Paolo Crepet – Oggi non puoi sapere cosa succederà domani e ogni porta va lasciata aperta. Studiare, quanto meno, ti eviterà di fare figure quando sarai chiamato a parlare, evitare il triste spettacolo a cui spesso ci tocca assistere in televisione quando intervistano illustri politici incapaci di azzeccare un congiuntivo. Sta a tutti noi costruire il nostro modello di società: se oggi accettiamo che il merito non valga, che bastino amicizie e raccomandazioni, che i figli possano rimanere in panciolle mantenuti dai genitori prima e dallo Stato poi, abbiamo tutti perso la nostra scommessa. Siate capitani dei vostri figli, e loro vi seguiranno». 

Suggerimenti, riflessiori, stimoli preziosi per chi oggi affronta con coscienza il difficile compito di educatore. Prossimo appuntamento degli appuntamenti "Nel passato, la sfida per il futuro"  per i 50 anni della Casa di Maria Ausiliatrice, è la camminata "Tutti in marcia" in programma sabato 28 settembre per le vie del centro varesino. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Settembre 2013
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