I ministri Pdl si dimettono, verso la crisi di Governo
Berlusconi dice “no” alle parole di Letta che aveva chiesto nel Consiglio dei Ministri di venerdì sera una verifica parlamentare tramite un voto di fiducia
Letta chiede di rilanciare l’azione di Governo per il bene del Paese, “o di chiudere questa esperienza”. La risposta arriva nel tardo pomeriggio di sabato con la richiesta inoltrata da Silvio Berlusconi ai propri ministri: rassegnare le dimissioni. I Governo Letta è quindi orfano della presenza di una componente che ha votato la fiducia al proprio esecutivo e – così stanti le cose – dovrà affrontare ad inizio settimana un voto di fiducia dinanzi alle Camere che di fatto potrebbe sfociare nella caduta dell’Esecutivo.
A surriscaldare ulteriormente fino al limite il clima politico ci ha pensato il capo del Pdl a metà pomeriggio con una comunicazione dettata alle agenzie: “La decisione assunta ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta, di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo, contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso Premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto".
La nota di Silvio Berlusconi aggiunge che "Per queste ragioni, l’ultimatum lanciato dal Premier e dal Partito Democratico agli alleati di governo sulla pelle degli italiani, appare irricevibile e inaccettabile”. “Pertanto – conclude – ho invitato la delegazione del Popolo della Libertà al governo a valutare l’opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani". L’annuncio delle dimissioni rassegnate da parte dei ministri Pdl è stato ulteriormente dato dal vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Cosa succede ora? Probabilmente la fine delle cosiddette larghe intese che hanno tenuto finora assieme il Governo. Sarà decisiva, ancora una volta la figura del Capo dello Stato che avrà la responsabilità di verificare l’eventuale presenza di un’ulteriore maggioranza con, sullo sfondo, lo spettro di un’elezione anticipata senza il rinnovo della legge elettorale.
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