Il Comune difende la Polizia Locale: “Autovelox secondo la Legge”
Da giorni l'attenzione è concentrata sul tema dei controlli e sulla indagine della magistratura. L'amministrazione respinge ogni ipotesi di truffa. "Eventuali errori relativi a somme non dovute verranno rimborsati"
A Casorate Sempione da giorni non si parla d’altro che di autovelox. Sulle modalità dei controlli della velocità (e sulle relative multe) ci sono stati anni di polemiche e accuse, ora però il clima si sta surriscaldando dopo l’avvio di una indagine da parte della magistratura (sui costi di notifica e accertamento) e dopo la sospensione cautelare dei tre agenti della "Locale", comandante compresa.
Oggi l’amministrazioen ha fatto il punto sulla vicenda e ha ribadito le sue scelte: in un documento la giunta guidata da Giuseppina Quadrio conferma le scelte fatte sulla sicurezza stradale, dicendo che non comprendono solo l’autovelox, ma anche piste ciclabili, "zone 30" dentro al Comune, dissuasori di velocità preventivi VeloOk («scelta successivament adottata anche da altre amministrazioni», come Gallarate e Busto Arsizio) e semaforo con "contasecondi" per evitare passaggi con il rosso. Soprattutto, però, l’amministrazione entra nel merito della questione autovelox e in particolare sulle spese accessorie che hanno aumentato l’entità delle multe pagate dagli automobilisti "pizzicati" sul Sempione: questo è il cuore della questione, perché l’indagine della magistratura riguarda i costi pagati dal Comune ad una società esterna e addebitati agli automobilisti, non le modalità del "fare autovelox". La linea dell’amministrazione è chiara: «L’articolo 201 del Codice della Strada – dice l’Amministrazione – stabilisce che le spese di accertamento e notifica siano a carico del destinatario del verbale di accertamento», una norma «ratificata anche dalla recente giurisprudenza». E qui si cita una sentenza di Cassazione
relativa al Comune di Catanzaro, in cui si conferma che tra le spese si calcolano "anche quelle strumentali all’attività di accertamento", come per esempio quelle per accertare di chi sia la proprietà del veicolo. «Il principio sopra esposto trova riscontro anche negli altri Comuni dove nelle deliberazioni di individuazione delle spese di accertamento compaiono diverse e non omogenee tipologie di spesa». Insomma: i costi variano da Comune a Comune e nessuno ha mai indagato su questo, anzi ci sono già sentenze che dicono che possono variare a seconda dei servizi scelti. «Altrimenti dovrebbero fare un’indagine nei Comuni di tutta Italia…», dice l’avvocato Pietro Romano, legale dei tre vigili indagati, che contesta anche la misura cautelare dell’interdizione ed esprime dubbi sull’ordinanza del GIP. L’amministrazione fa notare che neppure Prefettura e Ministero hanno mai indicato modalità precise per il calcolo dei costi di accertamento e notifica.
Ma torniamo alle mosse del Comune. «Eventuali errori relativi a somme non dovute verranno rimborsati dal Comune. Per ulteriore prova della correttezza e trasparenza di questa Amministrazione, ci impegniamo sin d’ora ad accantonare dei fondi in via cautelare per la copertura di errori che potessero emegere dalle verifiche in corso» (rivalendosi poi sull’azienda che notificava le multe, nel caso ci fossero errori). L’amministrazione critica anche «le incredibili fughe di notizie su un’indagine ancora in corso» e si riserva anche «di intraprendere azioni di rivalsa nei confronti di chi risultasse responsabile di azioni dolose e/o di comportamenti lesivi dell’immagine di questa Amministrazione». Il clima, dicono, è molto surriscaldato, anche la mancanza dei vigili in paese rischia di dare un senso di impunità a chi è alla guida. Quanto alla richiesta delle opposizioni di un consiglio comunale, l’Amministrazione conferma che si discuterà del tema
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