Il consiglio comunale riprende i lavori, senza Laura Prati
È passato meno di un mese e mezzo dalla scomparsa della sindaca di Cardano, morta dopo il ferimento in municipio. Il ricordo nel giorno in cui le istituzioni riprendono la vita amministrativa
Una seduta emotivamente intensa ha visto il ritorno all’attività del consiglio comunale di Cardano dopo i fatti del luglio scorso: un mazzo di fiori e la bandiera hanno ricordato l’assenza della sindaca Laura Prati, morta a fine luglio dopo quasi un mese di ricovero in ospedale seguito alla sparatoria in municipio. «Un luglio tragico», ha ricordato Loris Bonato della Lega Nord, che ha voluto usare quel termine («sindaca») su cui si era misurata più volte, polemicamente, la distanza tra le posizioni del centrodestra e l’orgogliosa rivendicazione di genere di Laura Prati. Per l’amministrazione è stato Andrea Franzioni, facente funzioni, a parlare per primo, sottolineando la necessità di condividere «l’appello del Papa per la pace» «pensando alla pace sociale anche nei nostri paesi», a partire da alcuni temi forti che sono stati al centro della vita politica della sindaca. Vincenzo Colucci (PdL) ha ricordato la capacità di incontrarsi su un terreno comune per il bene del paese, Michela Marchese (cardanoincomune) ha rivolto un pensiero ai familiari di Laura Prati – il figlio maggiore Massimo e il marito Giuseppe Poliseno sono stati presenti per tutta la seduta del consiglio. Antonella Carnicelli ha portato con commozione il ricordo dell’ultimo incontro, un ricordo di mamma: «pochi giorni prima l’ho incrociata mentre correva dietro alla sua bambina in bicicletta». Poi il consiglio comunale è andato avanti come tanti altri: con discussioni tenciche (all’ordine del giorno servizio mensa delle scuole, Tares e altri argomenti), qualche polemica e di tanto in tanto il ricordo della sindaca che ritornava nelle parole degli altri assessori, come il commosso e ancora un po’ provato Costantino Iametti, il vicesindaco ferito anch’egli dai colpi sparati da Giuseppe Pegoraro. Al di là delle parole, resta il vuoto, ancora rappresentato anche fisicamente dalla sedia vuota, nel posto dove sedeva la sindaca.
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