Più brevetti e fiducia per rinascere
In meno di dieci anni il settore chimico plastico ha depositato più di 130 mila brevetti in Europa. Costi dell'energia troppo alti e instabilità del sistema paese i fattori critici per l'imprenditoria italiana
«Nonostante la distruzione di valore, il numero delle aziende chimiche è lo stesso del 2011. Quindi siamo stati bravi». Paolo Lamberti, imprenditore chimico, vice presidente di Federchimica e amministratore di Bpb, non si lascia spaventare dalle analisi, nemmeno da quella presentata da Ubi Banca sull’andamento dei settori della gomma plastica e della chimica. «Questo studio è importante – continua Lamberti – perché evidenzia come la creazione di valore sia in grado di generare un circolo virtuoso, perché se crei valore le banche ti danno un fido con più facilità. Se poi ci fosse anche stabilità nel Paese, le imprese potrebbero fare molto di più».
Se si parla di valore, secondo Lamberti, il settore chimico rappresenta una sorta di «moltiplicatore»: per ogni 100 addetti ne genera 274 nel sistema economico generale, mentre per 100 euro investiti ne genera 200 di cui 58 nel sistema manifatturiero.
Stimolati dal giornalista Gianfranco Fabi, Andrea Melgrati, presidente del gruppo gomma plastica di Univa, Vittorio Veneziani, presidente del gruppo chimiche farmaceutiche, e lo stesso Lamberti hanno dato vita a un dibattito sulla situazione attuale dell’impresa. I costi energetici, superiori del 25% rispetto alla media europea, da una parte, e un sistema-paese non in grado di garantire un minimo di stabilità, dall’altra, sono le due grandi criticità con cui si devono confrontare quotidianamente gli imprenditori. A questi due aspetti si deve aggiungere l’incapacità delle imprese di fare rete, dovuta più a un problema culturale che non di volontà.
«Oggi basterebbe poco per portare valore e utili alle aziende – ha detto Veneziani – e noi stiamo tutti cercando di migliorare le nostre produzioni. Io per il 2016 oltre alla ripresa mi aspetto che i nostri figli vadano a lavorare all’estero ma per le nostre imprese».
«Bisogna continuare a investire – ha aggiunto Melgrati – per mantenere efficienti gli impianti perché bisogna essere pronti nel momento in cui c’è una ripresa piena. Invito le banche ad andare nelle aziende a parlare con gli imprenditori per capire qual è la loro visione del futuro».
Le imprese chimiche e plastiche fanno tantissima innovazione incrementale. Un dato su tutti: in Europa in meno di dieci anni sono stati depositati ben 130 mila brevetti, un indicatore che, secondo Lamberti, dovrebbe convincere gli imprenditori a legare l’innovazione proprio all’attività brevettuale.
«Nelle imprese italiane – ha concluso Pio De Gregorio, autore della ricerca – c’è una ristrutturazione permanente e per quelle che già erano sui mercati internazionali il fatto di rimanerci, con la zavorra rappresentata dal sistema paese, è già un successo. Basterebbe un pizzico di fiato in più per ridare nuovamente corsa alla nostra imprenditoria, ma occorre un clima di fiducia».
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