Un convegno celebra i 30 anni della Palude Brabbia
A Villa Recalcati esperti, volontari e docenti fanno il punto sulla palude di Inarzo
Celebrare un compleanno significa anche fare un bilancio di ciò che si è stati e di come si vuole essere.
Il trentesimo anniversario della nascita della riserva naturale Palude Brabbia è stata l’occasione per fare qualcosa di simile. La Lipu (Lega italiana protezione uccelli) che da vent’anni gestisce la palude, insieme a Provincia di Varese e Regione Lombardia hanno spento insieme le trenta candeline dell’oasi, con un convegno che si è tenuto a palazzo Estense.
«Per comprendere l’importanza di questo habitat» dice Massimo Soldarini, responsabile nazionale dei volontari Lipu: «Basta dire che gran parte delle popolazioni animali del pianeta e in particolare gli uccelli, vivono nelle zone umide. Ma la biodiversità di questi ambienti, che rappresenta una ricchezza unica del nostro ecosistema, è minacciata dall’uomo».
Claudio Celada, direttore del settore conservazione Lipu, aiuta a comprendere la situazione con alcuni dati. «Nella scala europea su un totale di 61 specie d’uccelli analizzate, ben 24 sono in declino e solo 9 in aumento. In Italia la Lipu ha analizzato 31 specie nidificanti e di queste 28 sono in uno stato di conservazione inadeguato. Solo tre: il cavaliere d’Italia, la Garzetta (un tipo di airone bianco ndr), e l’airone rosso vivono in condizioni favorevoli».
Ma a cosa è dovuta questa situazione? Principalmente allo sfruttamento del suolo, sia per uso agricolo che industriale sia al consumo di suolo per scopi abitativi. Una situazione a cui non è estraneo il nostro territorio.
Bruno Cerabolini, professore associato al dipartimento di Scienze applicate all’Università dell’Insubria, mostra come anche in Lombardia gli ambienti umidi hanno subito un intenso processo di bonifica. Le ragioni storiche di questa trasformazione sono riconducibili al fatto che paludi e acquitrini sono da sempre considerati ambienti malsani. La cattiva reputazione di questi habitat ha colpito anche la palude Brabbia, la terza in Lombardia con i suoi 450 ettari di stagni e canneti.
«A fronte di alcune specie in aumento come l’airone rosso – continua Celada – abbiamo assistito a un drastico calo delle anatre, alla scomparsa dei limicoli (uccelli tipici delle paludi ndr ) e al crollo del Tarabusino che è passato dalle 20 coppie del 1984, alla sola coppia attuale».
Gli esperti, ma anche chi ha abitato da sempre attorno alla palude di Inarzo, denunciano l’abbassamento del livello dell’acqua e la proliferazione di specie naturali estranee come il fiore di loto.
Su quest’ultimo problema la comunità europea sta finanziando il progetto Life, un serie di iniziative che coinvolgono anche la riserva Brabbia, e che mirano a ripristinare l’equilibrio originario delle zone umide europee.
«A tutto ciò – conclude Celada – dovrebbe essere affiancata una gestione più corretta delle risorse idriche da parte della nostra comunità e una regolazione più efficiente del sistema Brabbia-lago di Varese». Proprio il prelievo intensivo delle acque del lago sta accelerando il naturale processo di interramento della palude, determinandone la scomparsa:
«In questo senso il presidente della Commissione ambiente della Regione Lombardia Luca Marsico, è stato incoraggiante». ha commentato alla fine del convegno Massimo Soldarini che ha ringraziato gli oltre 130 volontari Lipu che in questi vent’anni si sono alternati nella tutela di un ambiente unico e prezioso.
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