Veddasca: “L’acqua ce la dà la Svizzera”
Dopo la grande siccità del 2003 i vicini svizzeri di Gambarogno aiutarono il piccolo comune di confine. Oggi la concessione per l’utilizzo delle fonti è stata formalizzata: tutto grazie all’amicizia fra due comunità
Capita che un vicino di casa finisca il sale, o abbia bisogno di una bottiglia di vino per ospiti inaspettati: che fai?
Se i rapporti sono buoni, non c’è problema: a buon rendere.
Ma se i rapporti sono tra Italia e Svizzera? Poco cambia. Anche in tempo di crisi: è la storia di un’amicizia che si festeggia con una bella bevuta (ma d’acqua) tra due vecchi amici: il paese di Sant’Abbondio, in Canton Ticino e quello di Veddasca, in provincia di Varese. Succede che quest’ultimo incantevole comune rimane a secco e l’acqua arriva dalla fonte dei vicini rossocrociati.
Pochi giorni fa, infatti, si è tenuto l’incontro tra le Autorità dei Comuni di Veddasca e Gambarogno (CH) a coronamento dell’accordo per la concessione d’uso della sorgente “Tempelina“, in territorio Svizzero, e a servizio della comunità di Veddasca.
Grazie a questo importante atto, infatti, le frazioni di Forcora, Armio, Graglio e del “Villaggio milanese” possono tornare ad aprire il rubinetto senza problemi, avendo acqua potabile a disposizione 24 ore su 24. A dire il vero è da una decina d’anni che Veddasca si serve dell’acqua di questa fonte, generosamente offerta dai vicini svizzeri.
Ma molte cose sono cambiate nella Confederazione: per esempio il paese che dà i natali alla fonte Tempelina non c’è più: da San’Abbondio si è trasformato, assieme ad altri 8 paesi, nel comune di Gambarogno; e proprio con la “muinicipalità” di questo comune la fornitura d’acqua è stata formalizzata con un atto di concessione.
Tutto frutto di un rapporto di buono, ottimo vicinato, ma anche di una tremenda siccità.
Ricordate il 2003, quando il Lago Maggiore si ritirò così tanto che i fondali si trasformarono in rive, sulle quali addirittura cominciò a crescere l’erba?
Persino a Varese la carenza idrica si fece sentire: e anche in Veddasca la situazione non era delle migliori, anzi. «Giusto dieci anni fa nel nostro comune fu un disastro – racconta il sindaco di Veddasca Adolfo Dellea – . Furono mesi tremendi perché si innescò un circolo vizioso: il caldo torrido delle città spingeva i molti villeggianti ad aprire le case di vacanza e a soffermarsi per più giorni nel nostro comune, incrementando la domanda d’acqua. L’acquedotto non riusciva più a soddisfare le richieste e fummo costretti a razionare l’acqua: tre ore al mattino, tre al pomeriggio».
L’amministrazione non sapeva più dove trovare da bere: cisterne dei vigili del fuoco e della protezione civile non bastavano più. Poi avvenne il miracolo: oltreconfine, a Sant’Abbondiuo, l’acqua c’era. Casa fare? «I nostri vicini svizzeri furono gentilissimi – racconta Dellea – . Ci permisero di attingere alle loro fonti e il problema venne risolto. Ora, a distanza di anni abbiamo realizzato i lavori per la sistemazione della fonte, con sassi e piccoli interventi in muratura, e ora l’acqua svizzera arriva direttamente nel nostro acquedotto, che insieme a quella che già sgorga dalle nostre fonti, riesce a soddisfare pienamente le nostre esigenze».
Per questo l’accordo fra le due amministrazioni – che spesso si dividono tutto, dalle scuole al prete, ad altri servizi – è stato coronato con una stretta di mano fra gli amministratori e una mangiata transfrontaliera innaffiata da gran bicchieri (forse) d’acqua.
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