Addio a Sergey Belov, fiero avversario della Grande Ignis
Il fenomenale campione sovietico è morto a 69 anni. Fu protagonista di tanti duelli sul parquet contro la Varese più forte di sempre
L’intero mondo del basket piange oggi un giocatore che ha realmente fatto la storia dello sport dei canestri. Se n’è andato a 69 anni Sergey Belov, baffuto campione dell’Armata Rossa e della nazionale sovietica che tante volte ha affrontato la Grande Ignis nelle sfide di Coppa dei Campioni. Belov, che era nato a Nashevoko nel ’44, era in campo anche nelle prime due finali disputate dalla "valanga gialloblu", quella vinta da Varese a Sarajevo nel ’70 (nella foto, è il numero 10 di spalle sulla destra) e quella appannaggio dell’Armata Rossa l’anno successivo ad Anversa.
Il nome di Belov però è legato a un episodio ancora più importante a livello planetario: era infatti lui il leader dell’Urss che alle Olimpiadi di Monaco 1972 sconfisse la nazionale statunitense. Una partita che ancora oggi fa discutere, segnata dalla decisione di far ripetere gli ultimi secondi di gioco, consentendo così il sorpasso della squadra allenata da Gomelski.
Dopo il ritiro dall’attività agonistica, Belov divenne allenatore e in questa veste visse anche una curiosa esperienza sulla panchina della squadra di Cassino, in Serie B2, nei primi anni Novanta. Poi guidò anche la nazionale della Russia.
A suggellare la sua importanza nel basket universale c’è anche la sua elezione, nel 1992, alla Hall of Fame di Springfield: fu il primo giocatore non americano ad esservi ammesso. In seguito venne inserito nell’elenco delle 50 personalità più importanti della storia dell’Eurolega (ci sono anche Ossola, Meneghin, Morse, Raga e Nikolic…) Peccato che a Vilnius, dove si stanno giocando i preliminari della massima competizione continentale, nessuno abbia pensato a ricordarlo.
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