Due anni di interdizione per Silvio Berlusconi
Lo ha disposto la Corte d'Appello di Milano che ha ricalcolato la pena accessoria per il processo Mediaset, come disposto dalla Corte di Cassazione
La Corte d’Appello di Milano ha fissato a due anni l’interdizione dai pubblici uffici per l’ex premier, Silvio Berlusconi. La sentenza è giunta dopo il rinvio della Corte di Cassazione con il quale è stato disposto il ricalcolo della pena accessoria per il processo Mediaset. È stata dunque respinta la richiesta dei difensori del Cavaliere di ridurre a un anno la pena accessoria.
Berlusconi, ha annunciato il suo legale Niccolò Ghedini, ricorrerà in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello. Il difensore ha spiegato che il ricorso riguarderà sia sulla questione di costituzionalità sollevata sulla legge Monti-Severino sia sulla pena ricalcolata.
Il primo agosto scorso, la Corte di Cassazione aveva condannato il leader del Pdl a quattro anni di reclsione (tre dei quali sono stati cancellati grazie all’indulto) per frode fiscale. Nella stessa sede i giudici avevano però annullato la pena accessoria a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici stabilita in appello, chiedendo alla corte di secondo grado di ridefinirla.
L’interdizione dai pubblici uffici è una sanzione “interdittiva” di cui si parla all’articolo 28 del codice penale. Chi viene interdetto non può più votare o essere eletto in qualsiasi elezione, viene privato di ogni incarico pubblico che si trovi a ricoprire e non può ricoprirne altri fino alla fine della pena (quindi non può continuare a sedere in parlamento) e infine perde titoli, decorazioni e tutte le altre «pubbliche insegne onorifiche» che ha ricevuto (e non ne può ricevere di nuove finché a che dura l’interdizione.
* Fonte: il Post
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