Brugnone: “Dopo un anno il consiglio affronta la Carta di Pisa”
L'esponente dei Giovani Democratici ringrazia il consigliere Cirigliano per aver portato la proposta di adozione in commissione e auspica che venga votata già nella prossima seduta del 22 novembre
Se tutto andrà per il verso giusto, venerdì in Consiglio comunale verrà adottata la Carta di Pisa e il Comune si doterà di un codice etico. Esattamente un anno, un mese e una settimana da quando ha protocollato la richiesta Massimo Brugnone: «Il mio grazie all’attivismo di Marco Cirigliano che è riuscito a farla approdare in Commissione consiliare qualche giorno fa». La carta potrà essere modificata, senza ovviamente stravolgerne il significato, sono stati due i punti controversi discussi: quello relativo ai regali e quello in merito alle restrizioni successive all’incarico di amministratore. «Per quanto riguarda i regali che possono ricevere gli amministratore ritengo anche io che il limite dei 100 euro sia fuori luogo – sostiene l’esponente dei Giovani Democratici -. Piuttosto la proposta da fare sarebbe quella di seguire il modello inglese: si possono ricevere regali, ma questi devono essere rendicontati e pubblicati su un sito internet (personale o dell’amministrazione), così che tutti i cittadini possano farsi una propria opinione in merito ai regali ricevuti ed accettati dagli amministratori».
A proposito delle restrizioni successive all’incarico, la Carta di Pisa stabilisce che l’Amministratore “che negli ultimi 5 anni ha esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto dell’amministrazione non può svolgere, nei 5 anni successivi alla cessazione del suo mandato, attività lavorativa o professionale presso soggetti privati destinatari delle sue decisioni e attività”. In parole povere non si può far parte di società partecipate o su cui si ha avuto un controllo in quanto amministratore (es. Agesp): «Personalmente sono favorevole a questo articolo, ma sono anche conscio che per la nostra società e la cultura generale è troppo presto. C’è chi lamenta che prevedere tali tipi di divieti vuol dire presumere che “tutti i politici siano corrotti”, non è così. Semplicemente credo che dobbiamo iniziare a pensare ad una società in cui il politico fa il politico e nelle società partecipate ci mette le persone capaci per tale tipo di lavoro, scegliendo quelle più capaci e competenti». E se le due figure coincidono? «Possibile, ma a questo punto uno deve fare una scelta: carriera personale o servizio per la città. Fare l’amministratore (compresa anche l’accezione di Consigliere comunale) vuol dire mettersi al servizio della città, garantendo anche trasparenza e prevenendo qualsiasi tipo di dubbio. Mio malgrado son comunque consapevole che è ancora presto, quindi ben venga la modifica o eliminazione dell’articolo se serve per adottare tutto il resto del Codice etico».
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