Dimissioni o non dimissioni? Questo è il problema
M5S e Lega Nord non hanno dubbi: l'intervento in favore della detenuta Giulia Ligresti è un'ombra gravissima sul ministro Cancellieri. Più cauti il Governo e il Quirinale, entrambi in attesa del chiarimento che avverrà martedì 5 novembre di fronte alle Camere
Era il 17 luglio quando i quotidiani titolavano sull’arresto della famiglia Ligresti, padre e tre figli. Nell’ultima settimana si è scatenata un nuovo caso: Anna Maria Cancellieri, Ministro della Giustizia, sarebbe intervenuta a favore della scarcerazione, con conseguenti arresti domiciliari, di Giulia Ligresti, che nei mesi scorsi aveva patteggiato la pena. Il ministro, in sua difesa, afferma: «Io ho la responsabilità politica delle carceri e sono intervenuta con il Dap dicendo: attenzione che quella detenuta potrebbe compiere gesti estremi».
Effettivamente Giulia Ligresti, figlia di Salvatore Ligresti, in carcere ha iniziato a soffrire di anoressia, rifiutando il cibo e perdendo molti chili. Inoltre va sottolineato che Cancellieri non si è occupata solo di nomi illustri, ma ha effettuato oltre «cento interventi in tre mesi per persone incontrate durante le visite nelle carceri», come lei stessa spiega.
Sotto accusa però i rapporti stretti tra le due famiglie: il figlio del ministro, Sebastiano Peluso, era l’amministratore delegato di Fonsai, ruolo che dismise prima dell’inizio dell’inchiesta e dopo aver ricevuto una consistente di liquidazione come da contratto.
Sicuramente alcune domande nascono da questa vicenda: la chiamata del Ministro Cancellieri all’amministrazione carceraria è stata effettuata nella sua veste ufficiale o come amica di famiglia? E poi, invece che intervenire suoi singoli casi, noti o non, non sarebbe meglio promuovere in Parlamento una soluzione al problema delle pessime condizioni di vita che i detenuti sono obbligati a subire nelle carceri italiane?
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