Ghiringhelli: “Tra gomma e rotaia non c’è conflitto”
Il segretario generale di Asea (Associazione spedizionieri e autotrasportatori della provincia di Varese ) riconosce tutti gli effetti positivi che introdurrà Alptransit e il trasferimento di merci su rotaia, ma ribadisce l'assenza di una cultura generale di cambiamento all'interno del sistema dei trasporti
Mauro Ghiringhelli, segretario generale di Asea (Associazione spedizionieri e autotrasportatori della provincia di Varese ), parteciperà al convegno dedicato ad Alptransit e organizzato dalla Camera di Commercio di Varese e dalla Camera di Commercio Svizzera in Italia, per sfatare un luogo comune: la conflittualità tra il trasporto su gomma e quello su rotaia. «Chiariamo subito una cosa – dice Ghiringhelli – gli autostrasportatori sarebbero ben contenti di accorciare le tratte su strada e affidarsi alla rotaia. Le ragioni sono evidenti: avrebbero costi minori e maggiore sicurezza. La verità è che in questi anni i pezzi mancanti della filiera del trasporto sono stati colmati proprio dagli autotrasportatori».
La visione manichea dei problemi, non contribuisce alla loro soluzione. Ghirinighelli riconosce infatti tutti gli effetti positivi che introdurrà Alptransit e il trasferimento di merci su rotaia, ma ribadisce l’assenza di una cultura generale di cambiamento all’interno del sistema dei trasporti. «In questi anni – continua il segretario di Asea – la committenza si è servita del trasporto su gomma per la sua flessibilità, aspetto che oggi manca alle infrastrutture ferroviarie. Se si vuole mettere un container su ferrovia non si puo’ fare prima di tre giorni. Per il vettore stradale sarebbe più efficiente ed economico fare tratte non superiori ai trecento chilometri: si evitano costi di pernottamento e aumenta la sicurezza nel trasporto. Quindi è anche la cultura dei committenti che deve cambiare perché non si puo’ chiedere a un vettore un carico per Roma o Napoli nell’arco delle otto ore. I trasporti non devono basarsi sull’urgenza ma vanno programmati per tempo. E tutti noi sappiamo che questa programmazione passa dalla gestione di un magazzino, ovvero un costo, che oggi viene scaricato sul vettore a cui si chiedono missioni impossibili. Quindi deve cambiare tuttto: l’efficienza delle infrastrutture ferroviarie e la cultura della committenza abituata a chiedere sempre più flessibilità».
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