Mr Tiscali: “Google è forte, ma …”
Renato Soru si è confrontato con Claudio Giua, Michele Mezza e Marco Giovannelli sulla possibilità di stringere un'alleanza per far emergere le comunità digitali locali e contrastare lo strapotere dei giganti del web
E’ una intervista a 3 voci quella che ha aperto il secondo giorno di GlocalNews. A rispondere alle domande di Marco Giovannelli, Claudio Giua (gruppo l’Espresso) e Michele Mezza (Rai) è Renato Soru, il numero 1 di Tiscali. «Siamo ad un bivio -mette subito in chiaro Soru- tra il credere che siamo solo consumatori di servizi o convincersi che come italiani siamo in grado di produrre tecnologia». Risorse, mezzi, competenze e intelligenze che il presidente di Tiscali è convinto che il nostro paese abbia e che «questo può permetterci di giocare alla pari». Nessuno nasconde però il fatto che di fronte a questa sfida c’è un gigante: google. «Già oggi Google sa più cose di noi che il Ministero degli Interni e questo per via del fatto che la sua capacità di apprendimento, di elaborazione e di gestione dei dati è impressionante», continua Soru. Un problema che non è solo «di posizione estremamente dominante» ma anche di capacità di intuire che i dati in rete sono «il nuovo petrolio e che siamo soltanto agli inizi».
Michele Mezza incalza il presidente di Tiscali portando la discussione sul tema dell’alleanza tra chi fa software e il mondo dell’informazione digitale, cercando di di intuire se c’è una via italiana o europea per contrastare lo strapotere di Google: «Tiscali lo sta facendo e mi sento di dire che la traversata del deserto è giunta alla fine, stiamo cercando di uscire da una grande crisi con l’innovazione che sta nell’idea che economia digitale e tutto il mondo digitale siano solo agli inizi. Il meglio deve ancora venire e noi siamo ad un bivio: noi italiani vogliamo diventare produttori di tecnologia o solo fruitori, com’è stato fino ad oggi?»
Claudio Giua prosegue il pensiero di Soru e lo completa: «Mentre l’Europa accusa Google di posizione dominante c’è già Amazon che entro due anni diventerà leader anche in Italia. Sembra che non riusciamo a rispondere a queste sfide globali come sistema e siamo sempre in ritardo. Deve diventare un obbligo provare a superare questo gap anche se è difficile. Discutiamo da tre anni per fare una edicola on line per i file digitali quando in realtà basterebbero tre mesi».
La domanda di Michele Mezza è diretta: cosa può dare Tiscali ad una realtà come Varesenews, a rispondere è Marco Giovannelli: «Il pulviscolo di microtestate online è alle prese con problemi primordiali. La maggioranza delle realtà fanno fatica a fare le cose base. Da un lato c’è una accelerazione e dall’altra alcuni siti vengono ancora costruiti con html statico.Nell’iper locale c’è una sofferenza incredibile e anche gli imprenditori più illuminati fanno fatica a credere nelle potenzialità. Questo porta ad una scarsa attenzione al locale. Glocal è nato proprio per coagulare queste esperienze e trovare respiro per iniziare a parlarne. Dalle microrealtà a Varesenews siamo tutti terminali di ciò che il mercato permette a noi di fare. Anche per quanto riguarda giornali storici di questo territorio basta vedere come si approcciano al tema digitale. Il punto è che tipo di risposte concrete si possono dare? Ognuno ha dovuto continuare a cavarsela da solo. Nel nostro piccolo abbiamo abbandonato Google adsense per passare a Ppn del gruppo L’Espresso ma stiamo parlando di briciole che non ci fanno fare passi avanti».
L’alleanza tra editori, creatori di software e informazione dovrebbe essere la base per far ripartire un meccanismo inceppato e Soru lo sa bene prendendo proprio ad esempio quanto fatto dal gigante di Mountain View: «Google sta per superare Mediaset in raccolta pubblicitaria toccando quota 2 miliardi (negli Stati Uniti ha già superato l’intero sistema dei quotidiani e cioè 3.000 giornali). Vanno contrastati? sì. Si possono contrastare? Sì. Si tratta di uno strapotere che non è solo economico ma che è diventato una questione di sovranità. Sta prendendo la nostra storia, la nostra memoria e la sta vendendo. Se poi ci si mette anche il governo italiano che finanzia la trasformazione dei libri in google books, o passa i video You Tube. I dati ce li abbiamo anche in Italia e così anche le tecnologie di streaming e gestione ma preferiamo inserire twitter ovunque, anche nelle trasmissioni tv».
Si ritorna a parlare di database del territorio e Giovannelli riporta, infine, tutto al locale: «Più entri nei territori più le cose sono ovattate, nei paesini della provincia di Varese i tweet sono pochissimi, quindi possiamo intervenire ma dobbiamo essere veloci per ripartire dalle comunità locali. Una alleanza con realtà come Tiscali, non certo un matrimonio, è possibile e deve portare ad un tavolo rapido per poi creare una sinergia reale, non soltanto teorica».
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