No alla moschea, musulmani delusi
La comunità aveva chiesto di poter utilizzare un ex calzaturificio in via Pisacane, ma il comune ha negato l'autorizzazione
La comunità islamica di Varese ha deciso di protestare contro il comune, perché, ancora una volta, Palazzo Estense ha negato la riconversione di uno spazio artigianale in un centro culturale per l’insegnamento della lingua e della cultura araba, ma soprattutto per la destinazione a luogo di culto. La richiesta era stata portata, al comune, dai rappresentanti, Samir Baroudi, l’architetto siriano che da anni si fa portavoce delle esigenze dei suoi correligionari, e Giorgio Stabilini, un varesino che ha abbracciato da tempo la confessione islamica. Tuttavia, secondo l’amministrazione, la stabile di via Pisacane non ha i requisiti richiesti. In particolare, i musulmani volevano trasformare l’area che un tempo ospitava il calzaturificio Carabelli. I proprietari erano disponibili a un accordo, ma nel prg vigente la zona è a destinazione artigianale e produttiva. Secondo l’assessore Fabio Binelli, nel prossimo pgt il comune ha già previsto una nuova destinazione residenziale. «Sono 79 oggi le aree di culto a Varese – afferma – se si vuole se ne possono fare 80, ma ci vuole un voto del consiglio comunale». Il dirigente dell’urbanistica ha scritto una lettera al musulmani segnalando l’impossibilitò di concedere l’area richiesta. L’assessore leghista è notoriamente contrario in linea di principio, anche se qui si tratta di entrare in linea con le disposizioni urbanistiche del comune. Le 79 aree di culto di Varese, tuttavia, non sono tutte cattoliche, in diversi casi vi sono anche chiese e aree che la curia ha ceduto, o prestato, ad altre confessioni, come nel caso della chiesa di viale Europa utilizzata dalla comunità ortodossa romena. Oppure vi è il caso di un’area, nella zona dell’ippodromo, dove la chiesa ha venduto un terreno a un gruppo religioso orientale.
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