Sequestrati beni per 8,5 milioni ai fratelli Castiglioni
Si tratta di quote societarie, quote di beni immobili, vetture e una barca detenute da Matteo e Carlo Castiglioni. Il primo è a processo con l'accusa di riciclaggio, reati fiscali e false fatturazioni mentre il secondo è indagato
Si complica sempre di più la situazione di Matteo Castiglioni, a processo con le accuse di riciclaggio, false fatturazioni ed evasione fiscale, e del fratello Carlo che è sotto inchiesta da parte dello stesso pubblico minisero Pasquale Addesso; sono stati, infatti, eseguiti due diversi provvedimenti di sequestro preventivo chiesti dal sostituto procuratore e accordati dal giudice per le indagini preliminari (per quanto riguarda i beni di Carlo Castiglioni, ndr) e dal collegio giudicante nel processo a Matteo Castiglioni. I sequestri riguardano beni personali dei fratelli imprenditori a partire dalle quote delle loro società, quote di proprietà di immobili, automobili di lusso, l’ormai famoso catamarano "Double trouble" ormeggiato in Gran Bretagna per un ammontare complessivo di circa 8,5 milioni di euro.
LA REAZIONE – Il provvedimento ha sorpreso e non poco il legale di Matteo Castiglioni (che nel frattempo ha anche fatto cinque mesi di carcere, ndr), Cesare Cicorella, che si chiede «quale sia la logica che sta dietro questi sequestri e per quale motivo vengano effettuati a tre anni dall’inizio delle indagini che riguardano i Castiglioni e le loro aziende». L’avvocato precisa anche che «il fatto che dopo 3 anni i beni della famiglia siano ancora tutti disponibili sottolinea la volontà dei fratelli di non voler sottrarre nulla al fisco quando, invece, potevano tranquillamente occultarli». Il legale precisa anche che «questi provvedimenti non avranno nessuna ripercussione sull’operatività delle aziende che impiegano almeno un centinaio di persone». L’udienza del processo a Matteo Castiglioni del 19 novembre si annuncia incandescente.
LA VICENDA – Secondo l’accusa la sua famiglia deterrebbe un tesoretto all’estero di almeno 10 milioni di euro, depositati dal padre nei decenni scorsi, e grazie al quale si sarebbe finanziato utilizzando società off shore in paradisi fiscali gestite da prestanome. I soldi di questi "autoprestiti" tornavano poi all’estero con tanto di interessi. A Castiglioni sono contestati anche una serie di reati satellite come l’intestazione fittizia di società, tra le quali una è servita ad acquistare un catamarano del valore di oltre un milione di euro e un’altra per poterlo utilizzare in paesi a fiscalità agevolata, fingendo di noleggiarlo. All’Agenzia delle Entrate, dopo un primo versamento di 2 milioni di euro, contestano il mancato versamento di circa 3 milioni di euro tra tasse e sanzioni.
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