Tares, i commercianti: “Non ce la facciamo”
Nella serata di lunedì 25 novembre terza protesta dei negozianti samaratesi in municipio, con l'incontro con la giunta. "Tagliati" in parte gli aumenti. «Per noi costo insostenibile».
A Samarate da giorni i commercianti sono sul piede di guerra per gli aumenti previsti nello smaltimento rifiuti, con il passaggio dalla tassa, la Tarsu, alla tariffa, la Tares. Quel che sul tavolo di un ministero a Roma può sembrare un atto "tecnico", a livello locale ha un impatto enorme su alcune categorie commerciali e diventa una lotta quotidiana che vede contrapposti amministratori locali e negozianti: «Io non ce la faccio proprio, è un aumento impossibile da sopportare», dice uno dei pizzaioli samaratesi (le pizzerie sono le categorie più colpite). «Vi rendete conto di cosa vuol dire per una pizzeria, per un bar pagare 5000 euro di più in un anno?».
La questione è in parte locale, specifica di Samarate, ma sono momenti come questo che danno anche l’idea del clima che si respira nel settore del commercio.
Dall’altra parte del tavolo rispetto agli esercenti, ci sono gli amministratori locali, in questo caso il vicesindaco Albino Montani e gli assessori Lorenzo Pozzi e Marco Bonacina che cercano di spiegare le ragioni: «Riconosciamo che c’è un problema, vanno presi correttivi secondo le regole» spiega Pozzi, assessore al bilancio. «Ci sarà una modifica del regolamento che provocherà una riduzione del 50% degli aumenti, lo porteremo al consiglio comunale, questo e quello che riteniamo di poter fare», sintetizza il vicesindaco Montani. Marco Bonacina ha spiegato che per le utenze private, per gli artigiani, per altre categorie commerciali sono previste anche riduzioni: «Hanno già ricevuto a casa i bollettini, come possiamo ora dire loro che si torna indietro alla Tarsu?». In mezzo ai commercianti c’è anche l’ex sindaco Vittorio Solanti, che ora è all’opposizione. In mezzo, anche l’azione convinta dei rappresntanti delle associazioni di categoria, Gianfranco Ferrario di Ascom Confcommercio (nella foto a destra mentre parla durante l’assemblea prima dell’incontro con gli assessori) e Giuseppe Vita di Confesercenti : «Questa è una tassa imposta non dallo Stato ma dal Comune per mettere a posto i suoi conti. L’aliquota è la più alta di tutta la provincia. » attacca Vita. Sintetizzando la situazione di bar e ristoranti: «Qui non ci sono più soldi per comprare il caffè per fare i caffè mattutini».
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