Cresce ancora la cassa integrazione a novembre

Aumenta di quasi il 30% (+29,9%) la cassa straordinaria, mentre regrediscono di poco le ore della cassa ordinaria (-3,57%). Umberto Colombo segretario provinciale della Cgil : «Servono politiche industriali e difesa dello stato sociale»

Proseguono i segnali negativi per l’occupazione in provincia di Varese anche nel mese di novembre. Non sembra infatti attenuarsi il ricorso alla cassa integrazione, che segna anche nell’ultimo mese una crescita complessiva delle ore autorizzate (37.160.261) di 6,24 punti percentuali rispetto al 2012 (la media lombarda è del 5,08%) collocando la nostra provincia al terzo posto, dopo Milano e Brescia, per ore di cassa autorizzate.
«La crisi in provincia di Varese continua a distruggere posti di lavoro e professionalità, e le previsioni economiche ci dicono che questo trend negativo proseguirà per tutto il 2014 – afferma il segretario generale della Camera del Lavoro di Varese, Umberto Colombo (foto sopra), commentando i dati INPS di novembre, rielaborati dal Dipartimento Mercato del lavoro della Cgil Lombardia – non ci stancheremo di ripetere che dinanzi alla crisi di sistema occorre intervenire per sostenere i settori industriali e commerciali e i consumi, difendere lo stato sociale e affrontare efficacemente le questioni strutturali del Paese reale, a partire dalle mancate politiche industriali che, insieme alla grande evasione, alla corruzione devastante e alle infiltrazioni mafiose, devono essere affrontate e risolte per dare al Paese una prospettiva di salvezza».

CASSA INTEGRAZIONE
Se il segnale negativo che arriva dalla crescita delle ore di cassa integrazione vale in generale, entrando nel dettaglio dei dati si registra un aumento di quasi il 30% (+29,9%) della cassa straordinaria, mentre regrediscono, anche se di poco, le ore della cassa ordinaria (-3,57%).
Discorso a parte merita la cassa in deroga, che arretra formalmente del 2,84%, ma sappiamo bene che ciò è dovuto in parte ai precedenti ritardi delle coperture economiche da parte del Governo, e in parte è una drammatica conseguenza delle tante chiusure di attività e di aziende, e della riduzione del tessuto produttivo, in particolare nel comparto artigiano, nel commercio e nelle PMI.
Analizzando invece i dati per settore produttivo, pur essendo l’ industria quella più colpita, in termini assoluti, come numero totale di ore autorizzate (30.058.640), sono l’edilizia e il commercio i comparti che registrano il maggior incremento rispetto al 2012, con una crescita, rispettivamente del +62,29% e +54,73%.
Colpisce poi il dato dell’incidenza della cassa integrazione sulla popolazione lavorativa: Varese detiene il triste primato in Lombardia, siamo quasi all’8% (7,71), contro una media regionale che si attesta al 4,35%.

LICENZIAMENTI
Sui licenziamenti il dato risente del mancato rifinanziamento della legge 236/93 (procedure di mobilità nelle piccole imprese). Il Comitato provinciale per gli ammortizzatori sociali ne registra a oggi circa 2.125 ex legge 236/93 e altri 2.297 regolati attraverso l’indennità di mobilità legge 223/91 (243 solo nel mese di novembre). A questi numeri vanno però aggiunte le mobilità non decretate (per mancanza di fondi), per cui stimiamo un numero complessivo di licenziamenti in linea con il dato del 2012, circa 5mila.
Il dato Istat sulla disoccupazione nella nostra provincia ha raggiunto, nel 2012 (ultimo dato disponibile), il massimo storico dell’ 8,5%; solo qualche anno fa, nel 2007, era al 3,0% , un valore ritenuto dagli esperti “fisiologico”. Grandissima preoccupazione desta anche il dato della disoccupazione giovanile, che si attesta al 34,0% . Praticamente anche nel nostro territorio è disoccupato 1 giovane su 3.

Tutti gli indicatori economici e sociali che monitoriamo con grande attenzione registrano un andamento negativo anche in questi mesi.Nel terzo trimestre dell’anno i dati Unioncamere sulla produzione manifatturiera fanno registrare per la nostra provincia un nuovo calo produttivo (-1,1% tendenziale e -0,4% congiunturale) in peggioramento rispetto al trimestre precedente e soprattutto rispetto alle aspettative dichiarate dagli imprenditori nel periodo di aprile-giugno. Anche in questo caso il decremento osservato a livello provinciale è maggiore della riduzione tendenziale della produzione evidenziata a livello regionale (-0,6%).

Per il quarto anno consecutivo il numero di cessazioni dei rapporti di lavoro supera significativamente quello dei nuovi avviamenti, considerando inoltre che gran parte delle nuove assunzioni avviene in forme e tipologie di lavoro cosiddetto “precario”. Quasi il 10% dei nuovi rapporti di lavoro ha una durata che va da uno a due giorni di lavoro ed il numero di nuovi rapporti di lavoro costituiti a tempo indeterminato fatica ormai a raggiungere la percentuale del 15% sul totale. «Non sappiamo e non comprendiamo sulla base di quali dati reali il ministro dell’economia affermi che si vedono i primi sprazzi di ripresa economica e che il 2014 sarà l’anno della crescita – commenta Antonio Ciraci (foto), responsabile Dipartimento mercato del lavoro della Cgil di Varese – riduzione dello spread, calo del debito pubblico e rispetto dei parametri Ue sono elementi importanti ma, da soli, non rimettono in moto l’economia reale. La ripresa e la crescita del paese si devono verificare dalla qualità e dalla quantità di occupazione, dalla qualità di vita della popolazione, dai livelli di giustizia e di equità raggiunti. Il nodo per il nostro territorio resta quello di creare lavoro e di riprogettare una struttura produttiva innovativa e di qualità, che crei le condizioni per la crescita e lo sviluppo del paese. La Cgil, nella convinzione che senza il lavoro non c’è futuro per il nostro paese, ha presentato il suo “Piano per il lavoro”, un documento importante che cerca di ridare centralità al valore del lavoro, nella consapevolezza che il paese rischia il tracollo se rimane incapace di prospettare il suo futuro e quello delle giovani generazioni».

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Pubblicato il 22 Dicembre 2013
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