Deodato, il burundese-gallaratese che custodisce la Basilica
Arrivato in Italia nel 1994, Deodatus Nduwimana è il sacrestano di Santa Maria Assunta, alla chiesa principale di Gallarate ha dedicato anche la sua tesi di laurea. È diventato un vero gallaratese, ma ancora aspetta la cittadinanza
Il sacrestano è venuto da lontano, si è innamorato della basilica di Gallarate e oggi la custodisce e la studia. Deodatus Nduwimana – per tutti, italianizzato, Deodato – è arrivato in Italia nel 1994 da Gitega, città nel Burundi che fu colpita come ogni altro luogo dalla sanguinosa guerra civile. A Gallarate Deodato ha trovato il lavoro della sua vita e sta crescendo la sua famiglia, con la moglie e i due bambini. È una presenza conosciuta per la comunità della parrocchia del centro città e ora è diventato anche uno studioso dei monumenti cittadini: si è laureato di recente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, con una tesi dedicata alla Basilica di Santa Maria
Assunta. «Quando sono arrivato sono stato colpito dalla grandiosa Basilica e da lì ho iniziato a studiare», spiega ancora Deodato. Dentro alla tesi c’è davvero molto della storia cittadina: dalla fine della vecchia collegiata abbattuta nell’Ottocento e di cui rimane solo il campanile allo studio della devozione alla Madonna e alla Vergine (evolutasi nei secoli), oltre all’analisi approfondita delle statue, dei bassorilievi, dei dipinti (alcuni dei quali – con il ricorso ai colori bianco-rosso-verdi – ci riportano al clima nazionale che si respirava a metà Ottocento, quando nacque la Basilica), delle moderne vetrate. Lo studio della devozione popolare si estende anche ad alcuni affreschi ed edicole del centro cittadino, come quella celebre della Madonna del Carmine o quella spuntata di recente dalla demolizione di un edificio in via Novara.
Il lavoro di ricerca è iniziato negli anni in cui Deodato è arrivato a Gallarate, dove viveva nell’appartamentino all’ultimo piano della "torre" della casa dei sacerdoti in Corso Italia, accanto alla chiesa: «Studiavo e lavoravo, dormivo quattro ore a notte» dice ridendo con la simpatia che tutti gli riconoscono. Quando è arrivato era un ragazzo dalla voce gentile e dalla risata contagiosa, appassionato di musica e con la casa invasa di strumenti musicali. Dopo alcuni anni si è sposato con Marie Rose (arrivata in Italia dopo le nozze, con le consuete fatiche burocratiche) e ha avuto due bambini, Aimè Pacifique di cinque anni «che l’anno prossimo andrà a scuola» e la piccola Camilla Anna di tre anni. Ogni giorno si dedica, per lavoro ma anche con passione vera, alla cura della basilica e delle altre chiesette del centro di Gallarate, la romanica San Pietro e il delizioso oratorio di Sant’Antonio Abate, luogo sacro da poco riscoperto e usato come "chiesa invernale" al posto della più ampia (e difficile da riscaldare) Basilica. Come tanti altri "nuovi italiani", Deodato vive però anche una condizioni sospesa: italianissimo ormai per storia, vita personale, conoscenze, ma ancora non riconosciuto dal suo Paese adottivo, perché non ha ancora la cittadinanza, chiesta due anni fa. Ed è un vero paradosso, per lui che conosce così a fondo anche la storia e la cultura della sua città, Gallarate. «Spero tanto che i gallaratesi s’interessino alla mia tesi e possano amare ancora di più la Basilica di Santa Maria Assunta».
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