Funzioni associate, i piccoli comuni faticano

In provincia sono 81 le amministrazioni che devono attivare le gestioni associate entro fine giugno 2014 ma non tutti, fino ad adesso, ci sono riusciti e la confusione normativa non manca. Se n'è parlato in un convegno

I sindaci degli 81 comuni sotto i 5mila abitanti della provincia di Varese devono rispettare i termini imposti dalla legge 135 varata dal governo Monti in materia di revisione di spesa. Entro giugno 2014 devono cioè attivare le cosiddette Gao, gestioni associate obbligatorie, per le nove funzioni di pertinenza comunale.  Qualche esempio delle funzioni sono l’organizzazione della gestione finanziaria e di controllo, del trasporto pubblico comunale, della pianificazione urbanistica, delle attività di protezione civile e di primo soccorso, di polizia locale, di edilizia scolastica, di smaltimento dei rifiuti e così via.

Un compito non semplice. Soprattutto per i comuni che scelgono di diventare capofila di altri comuni per la gestione associata delle funzioni. Il capofila si trova infatti a dover sottostare ad un patto di stabilità maggiorato. Inoltre molti comuni hanno già all’attivo dei consorzi con altri comuni che svolgono a tutti gli effetti, un ruolo di gestione associata dei servizi.  Queste e altre perplessità sono emerse oggi, 16 dicembre, nel corso di un incontro per fare il punto sulla situazione delle Gao in provincia di Varese, che si è svolto a Villa Recalcati e a cui hanno partecipato una sessantina di sindaci della provincia.

A fare da padrone di casa c’era il prefetto Giorgio Zanzi, il responsabile Anci Lombardia per i piccoli comuni, Ivana Cavazzini, il presidente dell’Unione provinciale enti locali, Alessandro Vedani e il direttore della sede territoriale di Regione Lombardia, Mauro Visconti. Durante la riunione è stato illustrato uno studio realizzato dall’istituto di ricerca regionale Éupolis Lombardia, in cui si fa il punto su quali comuni hanno già attivato delle gestioni associate obbligatorie (Gao), rispettando così la prima scadenza imposta dalla legge, quella al 31 dicembre 2012. Sono in totale una cinquantina. Su ottantuno non pochi, ma la strada da percorrere è ancora molta.

Da quanto emerso dalla ricerca, i comuni della provincia di Varese sotto i 5mila abitanti hanno iniziato a lavorare prevalentemente sulla gestione associata della polizia locale, della protezione civile e dei servizi sociali. La vera sfida, come ha sottolineato Ivana Cavazzini, sarà quella concernente l’organizzazione generale delle amministrazioni, del servizio tributi e di controllo.
«È ragionevole associare le funzioni dei comuni in un’ottica di efficienza e mantenimento della qualità dei servizi – dice il sindaco di Azzate Gianmario Bernasconi – ma deve essere fatto in ragione di un territorio e della sua realtà». Certificando quindi l’efficienza, non solo il risparmio di spesa, come imposto dalla legge 135.

In questo percorso molti comuni sono ancora in alto mare, e Anci si sta preparando a chiedere una deroga alla scadenza di giugno 2014. Ad aggiungere altra incertezza c’è poi il disegno di legge Del Rio, ora in discussione in Parlamento e che, se approvato, trasformerebbe le Provincie in Enti di area vasta, ossia enti guidati dai sindaci stessi, a titolo gratuito e con competenze di pianificazione del territorio, dell’ambiente, del trasporto e dei servizi scolastici e che spingerebbe i piccoli comuni verso la fusione e la nascita delle Unioni dei comuni.  «Quello a cui si trovano di fronte i comuni italiani – ha detto Alessandro Vedani – è un vero e proprio sconvolgimento. Anche per questo Upel vorrebbe rendere uniformi le piattaforme informatiche delle amministrazioni locali in modo di farle dialogare tra di loro».  «Un ginepraio normativo» lo ha definito invece il sindaco di Azzate, , in cui invece di semplificare la macchina burocratica si rischia di complicarla ulteriormente.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Dicembre 2013
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