I migranti italiani in Argentina, il Papa e il “balconear”
Il giornalista scrittore e docente ha presentato a Castronno il suo ultimo libro e ha parlato della nascita del Cocoliche e del lunfardo in Argentina
Quando Papa Francesco, rivolgendosi ai giovani riuniti sul lungomare di Copacabana a Rio de Janeiro per la giornata mondiale della gioventù a luglio 2013, ha usato il verbo “balconear”, forse non tutti hanno afferrato immediatamente l’esatto significato di questa parola. Perché non è propriamente lingua argentina. Si tratta di una forma dialettale, il lunfardo, che più precisamente è un socioletto (varietà linguistica tipica di un gruppo sociale, somma di ‘sociale’ e ‘dialetto’) parlata in Argentina da diverso tempo. ‘Lunfardo’ ha a che vedere con ‘lombardo’, nel senso di Lombardia, e con l’ampio fenomeno migratorio che ha interessato la nostra penisola e il continente sudamericano (in un senso che va da destra a sinistra, dall’Italia all’Argentina) verso la fine del 1800. L’italiano degli argentini è il tema del libro presentato ieri sera al circolo di Sant’Alessandro a Castronno, con la presenza dell’autore Sabatino Alfonso Annecchiaro, figlio di immigrati italiani in Argentina, scrittore, giornalista e docente, in compagnia di Giuseppe Musolino.
L’autore si è soffermato sulla storia e i meccanismi che hanno portato alla nascita dei dialetti partendo dai milioni di italiani che si imbarcarono e raggiunsero il continente e si stanziarono in modo particolare a Buenos Aires, portandosi con loro anche il proprio bagaglio culturale e linguistico. Mentre l’Italia cercava di sentirsi unita non solo dal punto di vista dei confini territoriali (“Siamo negli anni di D’Azeglio – ricorda Annecchiaro – e della sua famosa esclamazione ‘Fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani’”) e si trovava a dover risolvere differenze linguistiche notevoli, gli italiani emigrati in Argentina seppero organizzarsi e trovare un’unità linguistica che entrò nel tessuto sociale della popolazione tanto da essere riconosciuta dalla Reale Accademia di Spagna come lingua ufficiale spagnola. Stiamo parlando del Cocoliche (si pronuncia senza ‘h’), oggi ormai poco usato. Il lunfardo invece, talvolta abbreviato come lunfo, è più caratteristico dell’area di Buenos Aires ed è usato anche oggi ed è soggetto a una rapida evoluzione nel parlato. Era la lingua dei malviventi, comunque degli umili e delle classi meno agiate. Non è del tutto casuale quindi, forse, che Papa Francesco inserisca parole di lunfardo nel suo parlato. Sul lungomare di Copacabana, di fronte a 3 milioni di persone, disse: “No balconeen la vida. Métanse en ella como Jesús”. Balconear vuol dire “stare a guardare al balcone”. L’invito di Papa Francesco era quindi quello di non stare a guardare gli eventi della storia dalla finestra ma diventare protagonisti della vita. Non male, vero?
Il libro
“Cocoliche e lunfardo: l’italiano degli argentini – Storia e lessico di una migrazione linguistica ” (Mimesis Edizioni)
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