La straordinarietà della tradizione

Il Marocco è il terreno ideale per avere un primo contatto con l’Africa, poiché da solo riesce a travolgere tutti i cinque sensi, conducendo in modo piacevole verso la scoperta di una nuova cultura

Il Marocco sembra essere stato creato apposta per i viaggiatori. La varietà del suo territorio, che offre catene montuose, deserti, oasi e antiche città, infonde il piacere della scoperta e il desiderio inarrestabile di avventurarsi, senza necessariamente tornare nel luogo da cui si è partiti. 

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Il Marocco di Daniele e Sara 4 di 20
Questo angolo di mondo, in cui si susseguono svariati paesaggi, è il terreno ideale per avere un primo contatto con l’Africa, poiché da solo riesce a travolgere tutti i cinque sensi, conducendo in modo piacevole verso la scoperta di una nuova cultura.
Sebbene la modernizzazione continui ad avanzare, il popolo marocchino resta fortemente legato all’ambiente che lo circonda e alle sue tradizioni. Proprio sulle tradizioni sono focalizzati la maggior parte degli scatti fotografici di Daniele Morenghi, durante questo viaggio primaverile nelle città imperiali. Le foto di Daniele qui riportate offrono infatti un’immagine vivida di una tradizione artigianale molto antica, dove l’attività manuale, scrupolosa e faticosa, non è una fuga dalla modernità, ma piuttosto l’espressione di una straordinaria e minuziosa creatività. Le tradizioni marocchine infatti non sono rintracciabili solo nella discrezione dello sguardo femminile o nella libertà di gioco dei bambini di strada, dove si intrecciano questioni di diritti che non possiamo certo affrontare qui; le tradizioni permangono soprattutto e con orgoglio nelle tecniche impiegate dai tessitori di tappeti, dai battitori del feltro, dai conciatori di pelli e da tutti gli altri maalem,i maestri artigiani, che trascorrono le loro giornate nelle medine. Proprio nelle medine, gli antichi quartieri delle città, si riesce a cogliere un po’ della vera essenza del Marocco e si può godere di continuo del brivido della scoperta. Associate spesso a labirinti dove l’obiettivo è perdersi, le medine rappresentano infatti una buona dose del fascino maghrebino del Marocco e sono anche il luogo ideale dove conoscere la gente del posto, intenta a svolgere le proprie faccende quotidiane: chi si dirige verso la moschea, con il richiamo alla preghiera di sottofondo, chi sceglie le spezie per cucinare una tajine, chi sorseggia tè alla menta e chi si dedica con dedizione alla propria attività produttiva.
La medina di Fès, detta Fès el-Bali, oltre a essere il labirinto dei labirinti, è anche la capitale dell’artigianato marocchino. Basta avventurarsi tra i vicoli ciechi e le tortuose viuzze per vivere un’esperienza travolgente, non solo per gli inebrianti profumi e gli innumerevoli colori che trasportano senza sosta, ma anche per i suoni dei laboratori artigianali che suscitano la curiosità di vedere un’arte in costruzione, costringendo ad addentrarsi nei meandri dei souq, dove ogni oggetto è realizzato con scrupolosa attenzione. Le teiere d’ottone, i vassoi di rame battuti, le lampade intarsiate sono solo alcuni degli esempi di superba bellezza dell’artigianato marocchino. Basta fare una piccola sosta tra le bancarelle per assaporare l’evolversi di manufatti con una storia antica, che mantengono il fascino della tradizione anche nelle loro forme attuali, manifestandosi come oggetti senza tempo, autentici. Nei souq appare evidente come la tecnica e gli strumenti di lavoro si trasmettano di generazione in generazione e l’amichevole competizione tra i vicini di bottega stimoli la creatività e l’innovazione. Ed è proprio qui, tra le persone e gli oggetti concreti, scaturiti dalle loro mani, che ci si sente in una comunità, intesa come luogo di incessante scambio reciproco. Non solo tra vicini di bancarelle, ma anche tra il viaggiatore e le persone locali che lo accolgono nella loro dimensione quotidiana. In questa dimensione di scoperta, in questo tentativo di avvicinarsi all’altro, si ha improvvisamente la sensazione di come i confini tra il sé e l’altro diventino più labili. In questi incontri reali, dopo lo stupore che subito si prova di fronte a tanta bellezza minuziosamente creata dalle loro mani, si avverte poi la comunanza di alcune radici. Un sentire comune, che per il viaggiatore ha un sapore nostalgico. La nostalgia di una tradizione che oggi ha confini sempre più sfumati, ma di cui abbiamo un’intima consapevolezza. Proprio qui, tra i souq, si ha la sensazione di un salto indietro nel tempo, che risveglia dolcemente anche il nostro passato e lo fa sentire meno lontano.
In alcune medine, come quella di Fès, l’originaria organizzazione delle zone di mercato in base alla merce venduta è stata magnificamente conservata. Nonostante ciò, avventurarsi nella medina senza esitazioni fa vivere la sorprendente sensazione di non sapere mai cosa si troverà dietro l’angolo. All’ombra delle coloratissime babbucce, potreste all’improvviso ritrovarvi davanti a una distesa di piccole vasche, colme proprio di tinture per le pelli e vedrete conciatori all’opera. Allontanandosi dall’insopportabile odore che le concerie emanano, ci si ritrova all’improvviso cullati da un’atmosfera ancora nuova, dove l’aria è impregnata di arancio, cedro e limone: sono questi i profumi che si sprigionano dalle botteghe degli intagliatori di legno. Qui, a Fès come a Meknès, si possono vedere straordinari capolavori lignei. 
Certamente i tappeti, come tutti gli oggetti a cui si è accennato, esprimono tutta la perizia e esperienza dell’artigianato marocchino , attraverso l’uso dei colori e dei disegni. E proprio i tappeti marocchini, che da sempre calamitano i viaggiatori, sembrano essere la migliore metafora dell’intricato viaggio che inevitabilmente ci si ritrova a fare nelle città marocchine, nodo dopo nodo, secondo un disegno imperscrutabile, che porta ad attraversare sensazioni passate anche di fronte a imprevedibili scoperte. E’ questo il potere straordinario della tradizione, un passato che rivive giorno dopo giorno.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Dicembre 2013
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