Nasce Smartup. A Varese inizia la terza rivoluzione industriale
È un laboratorio di fabbricazione digitale che sarà inaugurato a gennaio grazie alla collaborazione tra l'Università Liuc di Castellanza e l'Unione degli industriali. Trasferirà tecnologia e distribuirà conoscenza alle imprese
Si chiama “Smartup” ed è un laboratorio di fabbricazione digitale che sarà inaugurato a gennaio grazie alla collaborazione tra l’Università Liuc di Castellanza e l’Unione degli industriali della provincia di Varese. Lo scopo dell’iniziativa è creare nell’università un acceleratore dei processi di innovazione di prodotto, un passo che va verso quella che "l‘Economist" ha definito la «terza rivoluzione industriale».
Non sarà un classico incubatore di start-up e tantomeno un luogo di produzione di manufatti, bensì un laboratorio dedicato al trasferimento tecnologico e alla distribuzione della conoscenza alle imprese. O meglio, un luogo di «creattivazione», per usare una definizione coniata da Luca Mari, docente di ingegneria e coordinatore del progetto, dove si potranno ideare nuovi modi di prototipazione e fare innovazione di prodotto.
Durante la conferenza stampa di presentazione del progetto all’Università Liuc, su un tavolo di fronte ai relatori, una stampante 3D ha lavorato per dimostrare come produrre prototipi con le nuove tecnologie hardware e software sia relativamente semplice.
«È un salto verso la nuova frontiera della della produzione manifatturiera – ha detto Michele Graglia, presidente dell’ateneo– e la nostra università si sta muovendo per cogliere queste nuove opportunità. Smart up non è un’iniziativa estemporanea ma si inserisce a pieno titolo nelle attività di supporto all’innovazione delle imprese».
Internet delle cose, in grado di mettere insieme bit e atomi, esiste già. Quindi non si sta parlando di una fase di sperimentazione, ma di un cambiamento in atto che le imprese non possono ignorare, pena la perdita di competitività. Non è un caso che un big dell’avionica come la Roll Royce abbia recentemente annunciato che la produzione del sistema frenante di un aereo on demand avverrà utilizzando una stampante 3D. «Una volta – ha spiegato il presidente di Univa Giovanni Brugnoli – dai primi prototipi di un prodotto alla sua messa in produzione passavano mesi. Oggi in alcuni settori è questione di giorni. Non è fantascienza, è un cambio di paradigma».
Tradotto per le imprese, tutto questo significa: maggiore efficienza e risparmio di tempo e soldi, obiettivi realizzabili con software semplici e stampanti 3D dai costi abbordabili. Nel mondo ne sono state vendute per oltre 2 miliardi di dollari e si stima che saliranno a 6 miliardi entro il 2017.
Mari cita l’esperienza di Arduino, un caso di innovazione open source nato in Italia grazie alla genialità di Massimo Banzi, considerato negli Usa un guru dell’innovazione alla stregua di Steve Jobs e Bill Gates, ma in Italia purtroppo ancora semisconosciuto. La citazione non è casuale perché la riuscita di Smartup non dipenderà solo dalla capacità delle imprese di dialogare tra loro, ma anche dall’intero contesto e dalle politiche industriali del territorio. È una sfida culturale enorme per un Paese immobilista come l’Italia, con una scarsa attitudine all’innovazione e poco sensibile, almeno dopo il boom economico, allo sviluppo tecnologico. «La scuola – ha concluso Mari – deve essere aperta a questo patrimonio di conoscenze e l’università, che è un luogo flessibile, ha il compito di costruire una filiera intelligente, o almeno di provarci».
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