Nel villaggio che ha visto l’inizio della sua storia, l’ultimo saluto a Nelson Mandela

Le verdi colline attorno a Qunu hanno accolto il loro figlio più illustre. Nelson Mandela è stato sepolto oggi 15 dicembre, nel villaggio in cui 95 anni fa era iniziata la sua incredibile storia, nella provincia del Capo orientale.

La cerimonia funebre si è svolta alla presenza dei compagni di lotta, dei familiari e di tante personalità del mondo politico e dello spettacolo in una tensostruttura costruita per l’occasione.

L’ingresso del feretro, avvolto nella bandiera sudafricana, è stato accolto da un coro in lingua Xhosa e poggiato su una pelle di leone, tributo riservato ai re di questo antico popolo.  In prima fila, poco lontano dalle novantacinque candele che illuminavano un grande ritratto del leader politico, sedevano la vedova Graça Machel e la ex moglie Winnie Madikizela.

Il presidente del Sud Africa, Jacob Zuma, contestato in occasione delle celebrazioni in onore di Mandela al Soccer City Stadium di Johannesburg, è stato fischiato anche in questa occasione.
«Noi dobbiamo portare avanti la tua eredità – ha detto Zuma dal leggio – Il Sud Africa continuerà a crescere, non ti deluderemo».  L’omaggio più sentito è stato quello di Ahmed Kathrada, che ha trascorso più di due decenni nella cella a fianco a quella di Mandela sull’isola carcere di Robben Island.

Con la voce rotta dalla commozione Kathrada ha dovuto interrompere più volte il suo discorso.
L’amico ha ricordato come “straziante” l’ultima volta in cui vide Mandela. «Quello che ho visto, era un uomo ridotto all’ombra di se stesso – ha detto il veterano anti-apartheid – Tenendogli la mano la mia mente è tornata all’immagine dell’uomo grande e forte che ho conosciuto 67 anni fa. Il pugile, il prigioniero che ha gestito con facilità la pala e il piccone quando noi altri detenuti non eravamo in grado di farlo. Nelson Mandela ci ha lasciati per unirsi alla A-team dell’ANC» ha continuato Kathrada, invocando altre figure della lotta anti-apartheid . «Oggi, mescolato con il nostro dolore, c’è l’enorme orgoglio che uno di noi abbia unito il popolo del Sud Africa e il mondo intero in un modo mai visto nella storia». Poi, rivolgendosi direttamente a Mandela, ha concluso: «Ho perso un fratello. La mia vita è vuota e non so più a chi rivolgermi. Addio mio caro fratello, mio mentore, mio leader».

Alla cerimonia hanno presenziato e preso la parola anche alcuni leader politici africani. Tra cui il primo misitro Etiope Hailemariam Desalegn e l’ex-presidente dello Zambia Kenneth Kaunda, il quale scherzando con chi lo sollecitava a concludere il suo intervento ha detto: «Questo giovane mi sta controllando, non ricorda che io ho combattuto il Boero» concludendo il discorso ricordando che bianchi, gialli, neri siamo tutti uguali agli occhi di Dio.

Anche il premio Nobel per la pace e arcivescovo di Città del Capo, Desmond Tutu ha presenziato ai funerali, scongiurando il pasticcio diplomatico del mancato invito alla cerimonia.  Tutu non ha mai nascosto le sue critiche all’African National Congress, il partito di Mandela e Zuma e non vedendosi invitato ai funerali, aveva dichiarato di non volersi “imbucare” alla cerimonia.  Il presidente Zuma ha disinnescato il caso dichiarando di non voler assolutamente boicottare Tutu.

Infine la bara è stata accompagnata fuori dalla struttura sulle note di “The Prayer”, la canzone di Celine Dion e Andrea Bocelli e tra gli spari dei cannoni sulla collina dove riposano gli altri membri della famiglia Mandela. Qui, a mezzogiorno, è stato sepolto il grande uomo. Nell’ora in cui l’ombra è al minimo e il sole splende nel cielo.