“Tre anni di lavoro, per tornare al punto di partenza”
Vittorio Solanti, del Pd samaratese, ha bocciato il nuovo Piano di Governo del territorio, adottato "dopo 3 anni e 9 mesi" dalla revoca del precedente. Tra le critiche, l'eccessivo spazio commerciale e la riduzione delle aree pubbliche
«Dopo tre anni e nove mesi , esattamente 1450 giorni, si ritorna al punto di partenza: Samarate avrà un PGT adottato». Ha esordito così il capogruppo del Pd Vittorio Solanti nel suo intervento in consiglio comunal per l’approvazione del Piano di Governo del Territorio, che sostituisce quello approvato dal centrosinistra e revocato dall’amministrazione Tarantino subito dopo il suo insediamento, nel 2010. Il Pd ha espresso voto contrario al piano, con una posizione quasi opposta a quella dell’Italia dei Valori, che siede in consiglio con Eliseo Sanfelice. Solanti ha invece ribadito che la revoca del precedente Pgt è stato un errore e ha indicato la possibile alternativa adotatta a Milano e Gallarate, le cui amministrazioni «hanno ereditato un PGT adottato dalle precedenti amministrazioni , ma non l’hanno buttato nel cestino», avendo preeferito invece un procedimento di Variante per non bloccare l’economia locale. Al di là del percorso che ha portato all’approvazione, al Pd non piace «un Piano che si presenta come un insieme di singoli episodi , senza alcun progetto unitario che coinvolga la città, senza alcuna forte caratterizzazione come lo era invece il precedente, cioè quell’ipotesi del "Parco Lineare" posto a Est del territorio, che si snodava da Nord a Sud dell’abitato». Solanti sottolinea anche i 9.250 mq di superfici di pavimento a funzione commerciale «disseminate all’interno del perimetro urbano, nemmeno fossimo una grande città» e la riduzione degli standard urbanistici rispetto al piano precedente «dove le aree per le attrezzature pubbliche e di interesse pubblico erano incrementate di ben 500.000 mq» (l’aumento era uno degli elementi criticati allora da Lega e PdL, che consideravano inapplicabile il vincolo pubblico sulle aree, destinate secondo l’allora opposizione a rimanere non sfruttate). Tra le singole parti criticate, c’è in particolare l’Ambito di Trasformazione ATP/7 a Cascina Costa (considerato troppo invasivo, pur tenendo conto anche dell’importanza dell’Agusta come polo produttivo) e la scarsa attenzione alla green economy che frena il recupero degli edifici più vecchi e meno efficenti.
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