È iniziato il conto alla rovescia per la “maledetta” Tares
Il 31 gennaio scade il termine per il saldo 2013 della tassa sui rifiuti. Tra i commercianti c'è molta amarezza per un tributo percepito come iniquo e ingiusto. Ascom: «Questa tassa va rivista»
Il conto alla rovescia per il pagamento del saldo 2013 della Tares (Tassa rifiuti e servizi) è già iniziato e tra i commercianti, soprattutto in alcune categorie, come pubblici esercizi, ristoranti, pizzerie, fruttivendoli e fioristi, aumentano amarezza e rabbia per una tassa che ha fatto registrare aumenti fino al 400% rispetto alla vecchia Tarsu. Il 31 gennaio la maggior parte di loro, nonostante il sorriso amaro e i nervi a fior di pelle, sarà diligentemente in fila in posta e in banca per subire il salasso.
C’è chi come Giorgio Marelli, fiorista di Arnate, quartiere di Gallarate, quei soldi li aveva già messi da parte, ma non per questo rinuncia a esternare la sua rabbia. «Il mio saldo è di 851 euro e per fortuna che non sono in affitto – dice il commerciante –. Se mi trovavo in altre condizioni avrei fatto un’azione eclatante».
Marelli ha avuto un aumento del 180 %: prima pagava 584 euro, con la Tares ne sborsa 1.277 per un negozio di 91 metri quadri. Sul banco degli imputati ci mette i politici, senza distinzione, sia quelli locali che quelli romani, colpevoli di non aver ascoltato le legittime rivendicazioni della categoria. «Questa gente non vive nel mondo reale – continua il fiorista – e in questo modo stanno facendo fuori tutti i commercianti. Stamattina sono andato in centro città e nei negozi non c’era nessuno, tutte le persone erano in fila in banca e in posta per pagare, ma se continuano così non ci saranno più soldi perché il nostro fatturato è diminuito del 50 %».
Le associazioni di categoria, coscienti che ormai il danno è stato fatto, provano a limitare le conseguenze sensibilizzando gli amministratori locali da una parte e avanzando proposte concrete dall’altra, in attesa di una prossima revisione della tassa. «È il modo in cui è stata concepita che rende la Tares iniqua, perché è una tariffazione che abbatte tutte le misure perequative – spiega Gianfranco Ferrario, direttore di Ascom Gallarate -. Ci sono comuni che hanno triplicato i parametri per metro quadro: ad esempio, se ho un magazzino interrato, che uso parzialmente, mentre prima pagavo in base a un’aliquota bassa, ora viene tutto tassato come se fosse superficie a reddito. È un meccanismo ingiusto e penalizzante, sarebbe invece più equo pagare in base al fatturato e non al metro quadro. Questa maledetta tassa va revisionata».
È il caso di Marco Bandera anch’egli fiorista di Gallarate che avendo un magazzino pagherà complessivamente il 180% in più rispetto a prima, passando da 800 a 2.200 euro, poiché la tariffa è lievitata da 3,86 euro a 13, 07 al metro quadro. «Se fossi stato in affitto – dice Bandera – avrei già chiuso. Ci sono fioristi che per poco più di 25 metri quadri pagano fino a 1200 euro e quando il volume d’affari diminuisce del 50 % e al contempo aumentano esponenzialmente le spese, il destino è segnato.In questa Tares è tutto illogico, qualcuno infatti dovrebbe spiegarmi perché nonostante produciamo un rifiuto riciclabile che quindi crea valore, la tassa aumenta anziché diminuire. C’è un’ingiustizia di fondo perché avrebbero potuto togliere gli sconti ad alcune categorie che non ne avevano per niente bisogno».
Una diversa ripartizione del costo del servizio tra attività produttive e privati cittadini è una delle proposte che le associazioni di categoria avevano avanzato nei vari tavoli di confronto sulla Tares, come spiega il direttore di Ascom Varese Roberto Tanzi (foto). «In genere i comuni ripartiscono il costo del servizio per un 30% alle imprese e un 70/% ai cittadini, bastava aumentare di poco la percentuale di ripartizione su questi ultimi per abbassare la pressione sulle imprese, su percentuali così alte l’aumento sarebbe stato quasi impercettibile. La nuova tassa penalizza alcune categorie, soprattutto pubblici esercizi, fioristi, ortofrutta, pizzerie e ristoranti, con aumenti fino a 31 euro al metro quadro. Con quei soldi si potrebbero rifare la pavimentazione ogni anno. E poi c’è un problema di trasparenza: ad esempio, il Comune di Varese non ha ancora pubblicato la rilevazione della produzione dei rifiuti delle varie categorie e per la tariffazione fa riferimento alla pubblicazione sulla Tia (tariffa di igiene ambientale, ndr). Penso che il comune una revisione sull’anno prossimo debba farla. Noi lo chiederemo».
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