Gadda: “L’accordo fiscale con la Svizzera non penalizzi i ristorni dei frontalieri”
La deputata del Pd commenta i possibili risvolti dell'accordo fiscale che sarà alla base dei colloqui tra governo italiano e svizzero nei prossimi giorni
Maria Chiara Gadda, deputata del Partito Democratico, commenta i possibili risvolti dell’accordo fiscale che sarà alla base dei colloqui tra governo italiano e svizzero nei prossimi giorni. La preoccupazione dell’onorevole del Pd è che l’accordo penalizzi i ristorni dei frontalieri. «L’accordo con la Svizzera per il tassazione dei capitali esportati illecitamente dai contribuenti italiani può essere notizia positiva per il nostro paese, a condizione che questa intesa fiscale non sia né un condono né un’amnistia mascherata, come ha ribadito il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Ritengo però essenziale che il governo italiano non sacrifichi nelle trattative con la Confederazione Elvetica i ristorni delle decine di migliaia di lavoratori frontalieri, che al momento attuale costituiscono una fondamentale fonte di gettito per i nostri Comuni che si trovano al confine. Per questo ho presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia ed al ministro degli Esteri per chiedere garanzie al governo sui ristorni dei frontalieri. Dopo anni di continui tagli e costrizioni collegate al Patto di Stabilità, sarebbe profondamente sbagliato colpire ancora gli amministratori».
In Canton Ticino sono sempre più numerose le voci che mettono in discussione i ristorni dei frontalieri, l’accordo risalente al 1974 stipulato tra il nostro paese e la Confederazione Elvetica per evitare la doppia imposizione dei lavoratori. «Il Gran Consiglio, l’organismo legislativo del Canton Ticino, ha approvato quasi all’unanimità un’iniziativa per chiedere al Parlamento svizzero di fare pressioni sul governo per abrogare l’accordo del 1974. Tutti i capogruppo dei partiti rappresentati in Gran Consiglio hanno firmato questo documento, che chiede di abolire i ristorni nella forma attuale. Il Canton Ticino versa circa 50 milioni di euro nelle casse dei nostri Comuni, denaro che proviene dalla tassazione dei lavoratori italiani. Sono fondi essenziali per la sopravvivenza delle amministrazioni locali, ed il ministro Saccomanni deve impegnarsi per non sacrificare i ristorni sull’altare della tassazione dei capitali. La Svizzera e l’Italia devono trovare un’intesa complessiva che non penalizzi i Comuni di frontiera, e su questo ho presentato un’interrogazione al fine di sollecitare una risposta del governo su questo importante tema».
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