Il sogno della “zona franca” tra Varese e il Canton Ticino

È possibile creare un'area a "burocrazia zero" al confine con la Svizzera? Naturalmente è solo una proposta ma economisti e politici ne studiano la fattibilità

zona franca insubriaUna zona franca o meglio un’area a "burocrazia zero" che si estenda ai territori di Varese, Como e del Canton Ticino. Un miraggio? Forse, ma anche una delle poche proposte ancora in grado di creare sintonia tra entrambe le parti del confine. «Non solo il cuore degli italiani sussulta quando si sente parlare di "burocrazia zero", anche quello degli svizzeri» ha sintetizzato il senatore svizzero Filippo Lombardi, tra gli ospiti del convegno promosso ieri sera, a Como, dal Gruppo di lavoro insubrico del Rotary.
«La possibilità di avere "uno Stato un po’ più amico delle imprese" anche nel versante italiano – ha aggiunto – permetterebbe di riequilibrare una situazione che oggi non regge più». Il riferimento del Consigliere agli Stati (la Camera alta del Parlamento svizzero) non è rivolto soltanto alla continua crescita del numero dei frontalieri italiani che alimenta malumori tra i cittadini elvetici ma anche al più recente esodo delle imprese italiane in Svizzera, fuggite dall’Italia alla ricerca di regole chiare e burocrazia più efficiente. 

Non c’è più spazio per le imprese italiane – «L’economia ticinese è arrivata a un punto di saturazione» hanno osservato Remigio Ratti e Alberto Bramanti, docenti universitari e autori di un’articolata analisi sugli scenari futuri dell’area insubrica. «La fuga in Svizzera delle imprese italiane, anche per motivi geografici, non può continuare ancora per molto. Servono soluzioni diverse e soprattutto occorre aprire una riflessione più ampia in termini di sviluppo territoriale. Le relazioni transfrontaliere si possono subire oppure governare, a più livelli». L’orientamento delle governance dei territori, secondo gli esperti, dovrebbe andare verso una cooperazione più intensa e strutturata. Uno degli esempi presentati è quello del Gect (Gruppo europeo di cooperazione territoriale) un prototipo di collaborazione territoriale, sul modello di Trentino, Alto Adige e Tirolo, già previsto e disciplinato dalle norme dell’Unione Europea. Tra le proposte illustrate dai docenti c’è inoltre la trasformazione di un organo che già esiste, la Regio Insubrica (comunità di lavoro che comprende Ticino, Varese, Como, Lecco e il Vco), in una nuova "entità pubblica multilivello". 

La Regio all’ultimo bivio – A illustrare pregi e difetti della Regio Insubrica (che nel 2014 potrebbe compiere vent’anni oppure veder terminare per sempre la sua esistenza) sono stati due politici ticinesi che ne hanno seguito l’evoluzione dall’interno: per il segretario dell’organizzazione, Gianpiero Giannella, tra i principali limiti per la cooperazione internazionale, c’è l’instabilità della politica italiana. Una variabile che ha portato a mutare più volte regole e interlocutori. Per l’ex consigliere di Stato del Ticino e oggi sindaco di Lugano, Marco Borradori, quella della Regio è stata un’esperienza forte «nata dalla volontà della Svizzera di potenziare le sue relazioni internazionali. Una volontà che il nostro paese ha dimostrato con il grandioso progetto, dal costo di 30 miliardi di Franchi, per collegare attraverso la ferrovia il Nord e il sud Europa». 

"Con l’Arcisate Stabio, abbiamo perso l’occasione di Expo" – Il nodo delle infrastrutture rimane però un tasto dolente. Per Borradori, il blocco del cantiere dell’Arcisate Stabio sul versante italiano rappresenta un fallimento. «La ferrovia avrebbe dovuto essere pronta per l’appuntamento del 2015 e difficilmente riusciremo a stare nei tempi. Purtroppo dobbiamo constatare che la Lombardia e l’Italia non hanno saputo cogliere questa grande opportunità. Questa infrastruttura è cruciale per collegare il Ticino a Malpensa, ad esempio, ma anche per offrire ai frontalieri la possibilità di andare al lavoro in treno, alleggerendo il carico di traffico che ogni giorno intasa le strade della nostra regione». Il centralismo italiano, che i politici elvetici hanno nominato più volte tra le cause degli intoppi nei rapporti internazionali, è secondo il sindaco di Varese, Attilio Fontana, solo un tassello di un sistema che non funziona. «Mi rendo conto che trattare con il Paese Italia può essere scoraggiante – ha detto Fontana -. Ma mai come in questo momento si rende necessario un cambiamento e cambiare si può. Se ne sta rendendo conto anche l’Europa dove la burocrazia è ancora più rigida e macchinosa». 

170mila imprese da una parte all’altra del confine – L’area insubrica, come ha sottolineato il presidente della Camera di commercio di Como, Paolo De Santis, conta 170mila imprese e oltre 50mila frontalieri: «una realtà economica estremamente dinamica che fino ad oggi ha vissuto di rapporti spontanei. Ora però è necessaria una strategia». A livello regionale, ha ricordato la consigliera regionale Francesca Brianza, «è stata di recente istituita una commissione per i rapporti speciali transfrontalieri. Un organo isitutizionale specializzato per affrontare le problematiche delle aree di confine ma anche per attivare sinergie tra territori confinanti». 

Il sogno di un sistema bancario insubre – Tra le proposte discusse a Como c’è anche la creazione di un sistema di credito in grado di superare i limiti territoriali. Un’ipotesi che potrebbe perfezionare il progetto di una zona franca ma che appare oggi soltanto un’illusione. «La Lombardia e il Ticino rappresentano una delle zone più dinamiche dell’Europa e del mondo intero. Eppure esistono ancora pesanti freni allo sviluppo – ha spiegato Claudio Generali, presidente dell’Associazione bancaria ticinese -. Per gli istituti di credito svizzero le imprese italiane hanno ancora molte criticità. Secondo uno studio realizzato dai professori dell’Università dell’Insubria, Garofoli e Chopard
, nove aziende lombarde su dieci hanno meno di sei addetti. Una dimensione quindi estremamente limitata che spesso si accompagna a sottocapitalizzazione. Occorre poi ricordare che la frontiera tra Italia e Svizzera non è soltanto geografica e anche e soprattutto una frontiera normativa, senza un’armonizzazione delle regole è difficile pensare a una cooperazione economica più articolata».


Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 22 Gennaio 2014
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.