“Se il concorso ti fa lo sgambetto”
Un giovane varesino si lamenta delle modalità con cui il Comune di Varese ha svolto un concorso pubblico per l'assegnazione di un posto di funzionario museale. Nessuno dei partecipanti è passato
Riportiamo qui di seguito alcune considerazioni relative ad un concorso pubblico italiano. Giudicate voi tale sconcertante situazione! In data 17 e 18 dicembre 2013 si sono svolte le prove scritte del concorso pubblico, per esami, per la copertura di numero un posto di “funzionario museale” (che, traducendo dal burocratese, significa all’incirca direttore e responsabile dei Musei Civici).
Sin qui, tutto abbastanza normale.
– Capitolo Commissione Esaminatrice: esilarante la presentazione. Uno si aspetta che per un esame da “funzionario museale” ci siano diversi esperti dell’ambito museale e storico artistico. E invece? La commissione era così composta: il direttore amministrativo dell’area cultura del Comune di Varese (per farla semplice, un burocrate); una psicologa (si sa che voler dedicarsi all’arte e alla cultura in questo paese è una cosa da pazzi e non da persone sane, ma esplicitarlo così tanto ci sembra non poco audace); e finalmente uno storico dell’arte (docente dell’Accademia di Brera).
– Pubblicate sul bando di concorso, sono elencate le “conoscenze” e le discipline su cui i candidati dovevano prepararsi: è specificato “particolare riferimento alla storia dell’arte lombarda ed al contesto delle opere presenti delle collezioni dei musei cittadini…”.
Sorpresa: riguardo a questo campo conoscitivo vi erano, in generale, non più di cinque domande su sessanta! Le altre? Storia dell’arte italiana (soprattutto toscana e romana) e una decina di domande di storia della critica d’arte.
Ma perché la disciplina di storia della critica d’arte non è stata inserita tra gli argomenti da preparare? Qualcuno avrebbe potuto ricordare alla commissione che la storia della critica d’arte è cosa diversa dalla storia dell’arte! (forse è perché una psicologa e un burocrate – membri della commissione – non capiscono molto questa differenza?)
E poi molte domande a carattere cronologico e bibliografico: chi ha scritto questo, in quale anno è stata eseguita tale opera (es. Quando Michelangelo dipinse la Cappella Paolina?); sino ad arrivare a chi ha fondato questo museo, in quale anno questo museo è stato fondato, etc. Ovviamente, innumerevoli erano le domande sull’Accademia e Pinacoteca di Brera: chi ha insegnato, etc. (bravo il docente di Brera per queste erudite domande, la cui mancata conoscenza da parte del futuro funzionario museale dei Musei Civici varesini è grave peccato! Ovviamente siamo ironici, poiché il concorso era per un posto presso i Musei Civici di Varese e non presso l’Accademia o Pinacoteca di Brera).
Per non parlare delle dieci domande psicologiche: giochini di logica pseudo – demenziali non contemplati nel bando. Sarebbe stato utile sapere della loro “inutile” presenza: il candidato avrebbe potuto prepararsi esercitandosi su diversi test, o no? Questo riguardava la prima prova. La seconda prova, del 18 dicembre, era un elaborato scritto con una traccia su un progetto di didattica museale: questa seconda prova ci è sembrata all’altezza e decisamente equa per tutti i candidati.
– Risultati delle prove scritte: finalmente arrivano gli attesi esiti.
Così è scritto: si rende noto che nessun candidato ha conseguito, in entrambe le prove scritte, il punteggio minimo di 21/30 necessario per l’ammissione alla prova orale, così come espressamente richiesto nel bando di concorso prot. n.52560 del 5/9/2013.
La Commissione, pertanto, dichiara la presente procedura conclusa con esito infruttuoso.
È possibile che nessuno abbia superato le prove scritte perché le domande e i quesiti (come abbiamo illustrato sopra) non riguardavano minimamente gli argomenti apparsi sul bando? Le domande erano sicuramente più appropriate per ricercare il direttore della Pinacoteca di Brera o di qualche museo importante a livello nazionale, ma non certo per i Musei Civici di Varese: la prova di ciò la si trova nel fatto che nessuno ha superato gli esami scritti.
I candidati si erano sicuramente preparati su argomenti storico-artistici locali! La domanda finale è questa: tale esito negativo è da attribuirsi all’ignoranza dei candidati oppure all’incompetenza di chi ha selezionato la commissione e alla incompetenza di quest’ultima di redigere una prova concorsuale degna?
– Conclusioni. Resta da chiedersi molto in generale: per quale motivo è stato fatto questo concorso? E infine, un ringraziamento: grazie per averci fatto assistere all’ennesima presa in giro!
Grazie per aver illuso centinaia di giovani che cercano lavoro!
Grazie per aver dimostrato come poco importa, alle istituzioni pubbliche, di fornire concretamente opportunità lavorative ai propri giovani!
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