“Si cercava un funzionario museale: nessuno era all’altezza”
La risposta dell'amministrazione alla lettera di protesta di un giovane che ha partecipato al concorso indetto dal Comune: "L'obiettivo per ruoli così importanti è scegliere le figure più adatte: nessuno si è dimostrato adatto"
Egregio Direttore,
le considerazioni pubblicate in ordine al Concorso di Funzionario Museale presso il Comune di Varese offrono lo spunto per puntualizzare rapidamente alcune questioni che evidentemente non sono note all’autore della polemica.
La composizione delle Commissioni concorsuali è definita per norma regolamentare e prevede che la presidenza sia ricoperta dal Dirigente del settore cui il concorso fa riferimento. Non può esservi discrezionalità e, a ben vedere un senso c’è, visto che, in caso di esito positivo del concorso, verrà ad instaurarsi una strettissima collaborazione proprio tra quel Dirigente ed il neoassunto. Incidentalmente la conoscenza dei Regolamenti Comunali rientra tra le competenze richieste a chi partecipa ad un concorso.
La presenza di uno Psicologo in commissione ha lo scopo di valutare gli aspetti attitudinali dei concorrenti, elemento non irrilevante per figure di responsabilità all’interno di una Pubblica Amministrazione. Si tratta dunque di una presenza niente affatto banale, soprattutto per chi conosce la differenza tra Psicologia e Psichiatria.
Il concorrente omette di segnalare che, delle 60 domande, 10 erano attitudinali, 10 amministrative e 40 di Storia dell’Arte. Val la pena di accennare al fatto che le risposte ai quesiti amministrativi, piuttosto elementari peraltro, sono state purtroppo non esaltanti.
Va detto inoltre che non si trattava di domande aperte, ma di quiz con scelta tra 3 risposte, con una ridotta possibilità di sbagliare per dei Laureati, magari giovani e freschi di studi. Anche qui, proprio sui temi artistici, le risultanze hanno prodotto qualche imbarazzo.
E’ bene anche ricordare che, di quasi 300 iscritti al concorso, si sono presentati a sostenere le prove scritte solo 92 concorrenti, meno di un terzo, costringendo l’Amministrazione a mettere in moto una macchina complessa e molto costosa che si è rivelata ovviamente sovradimensionata. Un po’ di serietà non guasterebbe.
Da ultimo, in ordine ai punteggi acquisiti dai concorrenti, due ulteriori osservazioni: la prima che, sempre in forza di norma, il punteggio minimo necessario non è la mera sufficienza (18/30) ma qualcosa in più (21/30); la seconda è che è stato applicato il criterio della penalizzazione alle risposte sbagliate, ad evitare il noto fenomeno delle risposte casuali.
Ebbene, si è verificato in sede di correzione che molti concorrenti hanno sottovalutato questo elemento rispondendo comunque in modo generalizzato e dimostrando quindi, elemento interessante di valutazione delle capacità “strategiche” di una persona, scarsa propensione ad una valutazione corretta del concetto di costi/benefici.
Una considerazione me la permetto anch’io: è un grave errore pensare che gli Enti Locali debbano essere camera di compensazione della disoccupazione o ammortizzatori sociali. L’obiettivo è, soprattutto per ruoli così importanti, scegliere le figure più adatte; le politiche assistenziali seguono altre strade.
In definitiva pare di poter dire che, senza pretendere che la Pubblica Amministrazione sia perfetta, bene farebbero le persone ad approcciare temi così delicati con una maggiore concentrazione, serietà e, soprattutto, studio. Tutto è migliorabile, è ovvio, ma una critica non oggettiva e poco documentata, prodotta dalla mera frustrazione, è controindicata per chi desidera ricoprire ruoli di responsabilità, soprattutto all’interno di una macchina complessa come quella pubblica. Cordiali saluti
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