State scegliendo la scuola? Preparatevi delle alternative

Alla vigilia dell'apertura delle iscrizioni, il dirigente dell'Ufficio scolastico Merletti ricorda che ogni istituto può accogliere solo un numero stabilito di alunni e che non si faranno eccezioni

Provincia, Ufficio scolastico e dirigenti mobilitati in vista della prossima tornata di iscrizioni che si aprirà il 3 febbraio per chiudersi il 28 dello stesso mese. L’obiettivo è quello di dare a tutti il diritto a scegliere l’indirizzo più consono alle proprie aspettative ma nel rispetto delle norme che regolamentano la convivenza nelle singole scuole. E la convivenza in una scuola è data da una serie di leggi di cui, la più importante, è quella sulla sicurezza: « La Provincia, ente proprietario degli stabili – spiega Claudio Merletti, direttore dell’Ufficio scolastico – ha definito la capacità ricettiva di ogni istituto studiando indici di affollamento simultanei per piano, classi, corridoi, anche in relazione alle porte di uscita. A questo si aggiungono le indicazioni contenute nella Finanziaria che stabilisce l’organico dei docenti. Si tratta di un calcolo complesso che deve tenere conto anche del presumibile numero di alunni rimandati in base allo storico di ogni corso. Il numero ottenuto è quello a cui ogni preside deve attenersi, rispettando soprattutto il parametro relativo alla sicurezza da cui non si può transigere. Chi sgarra paga».
 
In fibrillazione sono soprattutto alcuni istituti che, negli ultimi anni, hanno avuto un boom di richieste: « A livello di consiglio di istituto – ricorda Merletti – ognuno ha stilato una serie di criteri di accettazione da usare solo in caso di sforamento della domanda. Ogni scuola si è mossa individuando criteri propri. Ce ne sono alcuni oggettivi, come l’affinità o la vocazione in caso di corso professionale, ce ne sono altri che sono al limite della costituzionalità come il voto in condotta o l’andamento scolastico: essendo scuola dell’obbligo non ci può essere discrimine in base al rendimento. Un ulteriore criterio è quello dell’appartenenza alla provincia: questo parametro è legato al costo che ogni alunno ha sulla collettività di riferimento. Dato che la Provincia spende 350 euro a studente e dato che in provincia abbiamo un pendolarismo in entrata decisamente superiore a quello in uscita ( si tratta di circa quasi 4000 studenti con un costo annuo di 1.350.000 euro) senza che si ottenga un rimborso dagli enti territoriali limitrofi, si è deciso che le scuole varesine accettino prima gli studenti della stessa provincia».
 
Genitori e studenti, dunque, sono avvisati: « Il diritto allo studio – sottolinea Merletti – non è il diritto ad andare in quella precisa scuola. Se la mia domanda non sarà accolta e io voglio comunque seguire quel percorso, mi adopererò per trovare un’alternativa, sobbarcandomi i costi aggiuntivi. Le scuole devono solo essere trasparenti nella loro azione di accoglienza. Non è nemmeno giusto che l’organizzazione scolastica si basi esclusivamente sulle iscrizioni: ora che la Riforma è entrata a regime, si sta lavorando su flussi abbastanza stabili. Ecco perché le scelta di aprire nuovi indirizzi o di chiuderne altri. Il classico a Gavirate non aveva più ragione di essere mentre mancava un’alternativa liceale linguistica al Manzoni. Le scienze applicate di Laveno hanno un’aspettativa di sopravvivenza molto bassa mentre occorre una proposta turistico alberghiera. La programmazione deve, però, prescindere da fattori contingenti».
 
I tecnici della Provincia, intanto, stanno studiando il proprio patrimonio edilizio alla luce dei flussi di iscrizioni degli utlimi anni per portare soluzioni a chi è più in sofferenza di spazi. Si parla di 44 plessi scolastici con 1431 aule e 474 laboratori per un totale di 370.000 mq utili alla didattica. In questi spazi, nell’anno scolastico in corso, vengono ospitati 35.219 studenti  che hanno anche a disposizione 36 strutture sportive e 170.000 di aree verdi:  « Ragionare in termini di classi ospitate in scuole diverse non ha senso – conclude Merletti – Occorre razionalizzare e non spezzettare».
 
Attenzione, quindi, ai criteri di accettazione e ai numeri:  non ci saranno soluzioni d’emergenza.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Gennaio 2014
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