Varesini illustri snobbati in patria
L'angerese Antonio Greppi, primo sindaco di Milano, e Antonio Ghiringhelli, sovrintendente della Scala sin dall’inizio della ricostruzione del teatro, sono stati due grandi italiani purtroppo poco presenti nella memoria dei varesini
Antonio Greppi (foto) da Angera e Antonio Ghiringhelli da Brunello sono stati due grandi italiani. Amici sin dal 1919 oggi sono accomunati nel ricordo e nella storia civica e culturale del nostro Paese: Greppi come primo sindaco milanese dopo la Liberazione, Ghiringhelli come sovrintendente della Scala sin dall’inizio della ricostruzione del teatro, tempio della lirica mondiale.
Milano li ha onorati e li onora: ha dedicato loro due “larghi” vicini alla stessa Scala inoltre non perde le occasioni offerte da eventi o anniversari per riproporre con immutata gratitudine il loro ricordo.
Ad Angera poco tempo fa un commissario che gestisce il Comune ha pensato bene di negare la sala consiliare per la presentazione di un libro su Antonio Greppi. Lo scrupolo politico-burocratico del commissario ha indignato gli angeresi che il loro grande concittadino non hanno mai dimenticato.
Antipatico l’episodio, ma modesto se rapportato alla strage che è stata fatta a Varese della memoria di Antonio Ghiringhelli. Ricordato e riproposto alì’attenzione della città verso la fine del secolo scorso da Lombardia Nord Ovest, rivista della Camera di Commercio, Ghiringhelli non è mai stato seriamente preso in considerazione per una iniziativa degna della sua fama mondiale. Il teatro è stato dedicato al bresciano Mario Apollonio, indubbiamente personaggio di primo piano della cultura internazionale legata al teatro, invece si ricordano per Ghiringhelli un discorso di Andrea Campane a Villa Panza e la proposta, nel segno di una futura certezza, di intitolazione di una sala dell’Apollonio. Se una targa è stata messa nella sala non lo so, è un fatto che mai l’eventuale dedica è stata citata in occasione di manifestazioni.
Gli ambienti culturali cittadini e l’amministrazione civica Ghiringhelli l’ hanno sempre snobbato: si è arrivati a dedicare attenzione a degli estranei anche quando c’era l’occasione per rimediare all’errore. È accaduto per la piazza sulla quale si affaccia il teatro “Impero” dove peraltro Edgardo Sogno, medaglia d’oro della Resistenza, non come tale è citato nello stradario del nostro capoluogo, ma con la qualifica, davvero improbabile se non ridicola, di statista. Nel dopoguerra il solo italiano, riconosciuto come tale, sarebbe Alcide De Gasperi.
Abbiamo più memoria noi varesini per i protagonisti del mondo dello sport e non c’è da vergognarsi perché grazie alle imprese di singoli atleti o di club abbiamo almeno fatto conoscere anche in ambito internazionale la particolare cultura del lavoro della nostra gente .
Siamo una comunità che è piccola ma comunque forte. Anche nella sopportazione se le stagioni della politica, lunghe decenni, poco hanno donato a tutti. Ma conosciamo bene di chi è la responsabilità. Basta che ci si guardi allo specchio.
Il 2014 offre alla Varese dello sport l’occasione di un cinquantenario degno del recupero alla memoria collettiva: quello della prima promozione alla massima serie calcistica.Fu un evento impensabile, reso possibile dalla passione di Giovanni Borghi, patron della Ignis, dalla partecipazione della città.
Ripercorrere quella lunga rincorsa verso la ribalta sportiva nazionale servirà a guardare con più serenità ai difficili momenti che attraversiamo.
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