L’Unità compie 90 anni
"Un grande traguardo per un giornale, un miracolo in campo editoriale". Il ricordo di Pier Fausto Vedani tra anedotti e rapporti di buon vicinato con i "colleghi rossi"
Oggi l’Unità, mitica testata di riferimento per il comunismo italiano, compie 90 anni. Un grande traguardo per un giornale, un miracolo in campo editoriale questa specifica celebrazione dal momento che anni fa l’Unità aveva chiuso i battenti per poi ritornare nelle edicole e vivere ancora giorni di difficoltà, ma non più con prospettive buie. Può sembrare strano che un vecchio conservatore partecipi a una festa che ideologicamente gli è lontana, ma sin dagli inizi della mia attività ho guardato alle vicende della mia categoria non come a fatti che riguardassero i singoli o le testate di appartenenza, ma l’intera nostra comunità. Nella quale ci sono stati e ci sono anche sgradevoli editori non di sinistra. Dell’Unità dei miei anni giovani ogni giorno davo un’occhiata ai titoli della prima pagina, erano l’esatto contrario di quelli dei grandi giornali, poi mi gustavo il micidiale corsivo di Fortebraccio – stare all’opposizione in certi casi è un vantaggio- infine passavo alla terza pagina, una delle migliori in assoluto essendo spesso avanguardia in alcuni settori della cultura nazionale.
I rapporti personali con i colleghi “rossi” non prevedevano argomenti politici: qualche volta dicevo loro che se il Pci fosse andato al potere nel migliore dei casi sarei finito a correggere bozze alla Gazzetta di Vladivostok, ma era il massimo che ci concedevamo nei momenti di allegria. Insomma c’erano amicizia e colleganza vere favorite dallo spessore umano dei miei interlocutori. Sergio Banali a volte passava a salutarmi in Prealpina: era caporedattore dell’ Unità e colonna di “Cuore” inserto settimanale, un appuntamento per tutti gli italiani cultori della satira. A Sergio viene attribuita una battuta dei tempi del grande crollo craxiano: “Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti. Nessuna ideologia resiste al tempo, i giornali di partito hanno seguito le sorti dei loro grandi timonieri, se la cavano in zone in cui c’è una tradizione favorevole e dove sono quindi possibili “aiutini”. Per esempio a Reggio Emilia nell’ambito di manifestazioni che riguardavano biblioteche e scuole, per un’intera giornata gli alunni ebbero la possibilità di vedere come lavora la redazione di un quotidiano. Vi lascio il facile compito di individuarlo. Oggi la lettura dell’Unità è facilitata dall’ottima edizione online che è ben frequentata anche da impagabili vignettisti: valutazioni e confronti sono utili se non altro per sapere che cosa nascondono gli altri o lo stesso Pd. Fu Antonio Gramsci a fondare nel 1924 il giornale, l’ iniziativa avrebbe avuto una portata eccezionale: dopo la guerra, c’era anche l’Unità nel grande balzo del PCI, secondo partito comunista in Europa dopo quello sovietico. Peppino Frongia, sardo trapiantato a Varese, protocomunista, fu un innamorato dell’Unità come simbolo e strumento di lotta. Non ha mai cercato di indottrinarmi, mi parlava del passato per puro orgoglio e quando un giorno gli chiesi di quale comunista avesse il ricordo più bello non mi fece il nome di Berlinguer , che pure era suo carissimo amico, e nemmeno di Gramsci, ma quello di Alfonso Leonetti il “compagno che salvò dai fascisti e nascose la testata del nostro giornale”. Appunto l’Unità oggi novantenne.
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