La “clausola ghigliottina” e i rapporti congelati tra Berna e l’Ue
Sono giorni di grande tensione nelle relazioni internazionali tra la Svizzera e l'Unione Europea. Il voto di domenica mette a rischio altri accordi che vanno dai trasporti alla ricerca
«Non si può togliere il principio della libera circolazione senza toccare tutto il resto». Lo ha ribadito nella serata di ieri, il vicepresidente della commissione dell’Unione Europea, Maros Sefcovic. E chi nei giorni scorsi, ha parlato di terremoto nelle relazioni tra la Svizzera e l’unione dei 28, non ha esagerato. «Tutto il resto» di cui parla Sefcovic rappresenta l’insieme degli accordi bilaterali che l’esito della votazione federale di domenica 9 febbraio ha messo in bilico. Il segnale che i cittadini hanno inviato a Berna con il voto, ha posto il Governo elvetico tra l’incudine e il martello.
Il Consiglio federale dovrà interpretare la volontà popolare ma allo stesso tempo riuscire a non compromettere il cammino di collaborazione avviato con l’Unione Europea. Oltre alla libera circolazione delle persone la Confederazione ha regolato con l’Ue una serie di altre materie che vanno dai trasporti alla sicurezza, dalla ricerca alla tutela dell’ambiente. Le relazioni riguardano di conseguenza sia il livello economico e politico che quello culturale.
I trattati bilaterali sono in totale 16 e completano le disposizioni contenute nell’accordo di libero scambio del 1972.
l’Accordo di libero scambio (ALS), del 1972
l’Accordo sulle assicurazioni del 1989
gli Accordi bilaterali I del 1999
gli Accordi bilaterali II del 2004
A preoccupare i politici federali svizzeri è in particolare la cosiddetta "clausola ghigliottina", contenuta nel trattato sulla libera circolazione del 1999. La condizione implica che la disdetta di un accordo comporta la disdetta di tutti gli altri. La "ghigliottina" in questo caso si abbatterebbe su sette accordi stipulati nel 1999.
Nel dettaglio si tratta di:
Ostacoli tecnici al commercio
Appalti pubblici
Agricoltura
Ricerca
Trasporto aereo
Trasporti terrestri
Per quanto riguarda ad esempio la "Ricerca", La disdetta dell’accordo costringerebbe la Svizzera e l’Unione Europea a rinegoziare i progetti di cooperazione avviati fino a questo momento. Progetti che riguardano la formazione (programma Erasmus) e l’attività di ricerca vera e propria. Il voto di domenica scorsa mette in forse anche "Horizon 2020", il programma internazionale da stipulare nel 2014 nel quale la Confederazione, in qualità di membro associato, è intenzionata a partecipare con un contributo di 4,4 miliardi di franchi.
Nella giornata di ieri si è assistito anche al primo vero stop nelle relazioni: sono state congelate infatti le trattative dell’accordo sull’elettricità, un trattato che se il risultato delle urne fosse stato diverso sarebbe stato stipulato senza particolari problemi. Mentre questa mattina l’Ue ha bloccato anche il negoziato sull’accordo quadro sul trattato istituzionale con la Svizzera.
Approfondimenti:
Il cammino di integrazione tra Svizzera e Unione Europea:
I rapporti economici tra Svizzera e Unione Europea: (Fonte Dipartimento Federale Appari Esteri)
Il mercato dell’Ue conta 500 milioni di cittadini e consumatori. In Svizzera, un franco su tre è guadagnato in virtù degli scambi con l’UE. Gli scambi economici (di merci e servizi) tra Svizzera e Unione Europea superano il miliardo di franchi al giorno.
Il 56 % delle esportazioni svizzere (pari a 118 miliardi di franchi nel 2012) è diretto verso l’UE etre quarti delle importazioni svizzere (equivalenti a 138 miliardi di franchi nel 2012 provengono da tale zona.
L’Unione europea è anche il primo partner della Svizzera in materia d’investimenti diretti: circa il 77 % del capitale investito in Svizzera proviene infatti dall’UE (circa 465 miliardi di franchi nel 2011), mentre più del 40 per cento degli investimenti diretti svizzeri all’estero è destinato all’UE (pari a circa 404 miliardi di franchi nel 2011). Le imprese svizzere danno lavoro a più di 1,28 milioni di persone nell’UE.
L’interrelazione con l’UE è particolarmente importante anche nell’ambito del mercato del lavoro: alla fine del 2011, oltre 420 000 cittadini svizzeri vivevano e lavoravano nell’UE mentre circa 1150000 cittadini dell’UE erano domiciliati in Svizzera. A questi vanno aggiunti oltre 260’000 lavoratori frontalieri provenienti dall’UE.
Infine, come conferma dell’intensità degli scambi economici basta citare i seguenti indicatori: 1,3 milioni di persone, 700 000 veicoli, 23 000 mezzi pesanti varcano quotidianamente il confine elvetico in entrambe le direzioni (Fonti: Administrazione federale delle dogane AFD, Ufficio federale di statistica UST e Banca nazionale svizzera BNS).
Leggi anche "I frontalieri rimarranno, ma il mercato del lavoro cambierà"
Curiosità – La nazionale fondata sugli immigrati
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Felice su Varese si ferma per lo sciopero generale: corteo di oltre 3 mila persone in centro
PaoloFilterfree su Più di mille vittime negli anni di piombo ma Busto Arsizio sceglie di ricordare solo Sergio Ramelli
Felice su Giovane ferito a Gallarate con taglierino, indagini della polizia
elenera su Ritrovata Efra, la cagnolina dispersa in Val Grande
Viacolvento su Il divieto serale di vendita e consumo di alcolici per strada a Varese diventa permanente
Fabio Rossi su Il divieto serale di vendita e consumo di alcolici per strada a Varese diventa permanente
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.