Maroni rilancia la zona franca al confine: “La proporrò a Letta”
Il presidente della Regione Lombardia riceverà oggi il premier. Tra gli argomenti che saranno affrontati anche la proposta di sperimentazione di un'area a burocrazia e tassazione agevolata
Dopo il voto sugli immigrati in Svizzera, il presidente della Regione Roberto Maroni, rilancia la proposta della "zona franca di confine": un’area caratterizzata da una fiscalità privilegiata e in grado di tener testa alle migliori condizioni (in termini di tassazione e di burocrazia) che le imprese possono trovare a poche centinaia di metri dal confine. Ma quanto è fattibile? Ai microfoni di 24 Mattino, trasmissione di Radio 24, Maroni ha spiegato che ne parlerà al presidente del consiglio Enrico Letta. Il governatore leghista ha ribadito inoltre la volontà di essere coinvolto nelle trattative con la Svizzera che riguardano i territori di confine.
«Proporrò una sperimentazione, una zona franca di confine per abbassare la pressione fiscale per le imprese che lì soffrono la concorrenza del Canton Ticino che ha tasse più basse», ha detto Maroni, citando come esempio lo sconto benzina già attivo in Lombardia per un’area di 20 chilometri dal confine con la Svizzera. «Questo servirebbe alle imprese – ha concluso – per avere una boccata di ossigeno, ma soprattutto consentirebbe loro di assumere e quindi ridurrebbe il fenomeno del frontalierato».
L’idea della "zona franca" in realtà non è una novità: se ne parla da tempo e negli scorsi anni, a Varese, sono nati dei comitati che ne chiedevano l’attuazione. Poche settimane fa, durante un convegno "transfrontaliero" che si è tenuto a Como, i rappresentanti delle istituzioni lombarde e ticinesi, hanno discusso degli scenari futuri dell’area insubrica, compreso la creazione di una nuova area di più intensa cooperazione. Quanto rimarrà di quegli intenti, dopo l’esito della votazione svizzera di domenica, è ora però tutto da ridefinire.
Leggi anche – Il sogno della zona franca tra Varese e il Canton Ticino
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