Nel covo di via dei Celsi: “Ogni notte si riunivano”
Parlano alcuni residenti della via che raccontano i due mesi con Antonino Cutrì e Carlotta Di Lauro come vicini: "Di notte un gran via vai di auto e rumori, poi una settimana fa hanno smontato tutto e se ne sono andati"
Quella famiglia rumorosa e schiva era arrivata nella corte di via dei Celsi 17 a dicembre, Antonino Cutrì (morto la sera di lunedì in seguito al conflitto a fuoco) e Carlotta Di Lauro (fermata nella serata di venerdì a casa della madre) insieme alla figlioletta di 5 anni. Per arrivarci si percorre una piccola via stretta nella quale ci si immette da via Stelvio, al confine con Cardano al Campo e a poche centinaia di metri dalla caserma dei Carabinieri di Gallarate. La stradina, tra palazzine dignitose e ruderi riempiti di immondizia, gira poi intorno alla casa di corte dove si arriva nel cortile interno contornato da stabili di massimo tre piani. Nella parte appena ristrutturata, al primo piano, si erano stabiliti la giovane madre e il fratello di Domenico Cutrì, lì hanno incontrato i componenti del commando più volte e hanno pianificato l’assalto al blindato della Polizia Penitenziaria, probabilmente effettuando sopralluoghi in via Milano per definire i dettagli. Ieri sera attorno alle 22,30 l’arrivo dei carabinieri di Gallarate, imbeccati probabilmente dalle parole di uno dei fermati.
«Si sono presentati in venti, hanno circondato lo stabile e ci hanno fatto numerose domande fino a notte fonda» – così un vicino di casa di Antonino e Carlotta ha descritto gli attimi concitati dell’arrivo dei militari. «Quei due non parlavano con nessuno, di giorno non si vedevano, di notte li sentivamo parlare ad alta voce con altre persone che entravano e uscivano da quell’appartamento – prosegue – mangiavano di notte, urlavano parole in napoletano e non ci facevano dormire». Per quasi due mesi l’andazzo in via dei Celsi è stato questo. Antonino ha litigato anche con un dirimpettaio a causa di una disputa sui parcheggi sempre occupati da suv e macchinoni vari che andavano e venivano. «Poi un giorno di fine gennaio hanno smontato tutto in una sola giornata e hanno caricato i mobili su un furgone per poi sparire – raccontano ancora i vicini – avevano molta fretta e poi nessuno li ha visti più». Probabilmente i mobili erano stati spostati nell’altro covo situato nel paesino di Cellio, in Valsesia, dove sono stati arrestati i primi tre componenti della banda Cutrì.
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