Il congresso della Cgil parla ai giovani e alle donne
La relazione del segretario Umberto Colombo, dedicata a Laura Prati, ha toccato i temi del momento: disoccupazione e ripresa economica. «Il sindacato è accusato di mettere i padri contro i figli. È stato il pretesto per giustificare pesanti sacrifici imposti a lavoratori e pensionati dai governi che si sono succeduti»
Il ricordo di Laura Prati non è una semplice commemorazione. Umberto Colombo (foto), segretario della Cgil, sa bene che questa volta non è una questione di quote rosa o di genere. In gioco c’è di più. L’incipit della sua relazione è come una carezza che si tramuta in schiaffo sul volto degli oltre trecento delegati riuniti nella Sala Napoleonica delle Ville Ponti per il XVI congresso provinciale. La violenza sulle donne esiste perché c’è un sistema culturale che l’avalla tutti i giorni e la cosa che fa più male è proprio l’abitudine, come hanno ricordato le parole di Margherita Oggero, con cui Colombo ha scelto di aprire il congresso. Dietro quella violenza ce ne sono molte altre. Piccole violenze quotidiane che si chiamano discriminazione sui posti di lavoro, maternità negata, disparità salariale.
La relazione del segretario ha proseguito sull’unico canale possibile per un congresso dal titolo “Il lavoro decide il futuro”, appunto, il lavoro: quello che manca e quello che si vorrebbe.
Sul governo Renzi e il suo job act, Colombo richiama direttamente le parole di Susanna Camusso: «Aspettiamo di conoscere a fondo il programma», nel frattempo ci si acconteterebbe di retribuzioni nette migliori visto che l’Eurostat con i nostri 23.046 euro ci colloca persino dietro la Grecia. (foto: Umberto Colombo discute con due giovani delegati al congresso)
La crisi ha lasciato molti morti sul campo, ha stravolto territori un tempo floridi come la provincia di Varese che oggi «ha un tasso di disoccupazione giovanile al 34% tra i più alti della Lombardia, praticamente un giovane su tre». Il tema degli ammortizzatori sociali è dunque prioritario per fronteggiare «il clima di preoccupazione e scoraggiamento» rilevato durante le assemblee ed è per questo che verrà chiesto alla Regione Lombardia una proroga della cassa in deroga che scade a fine marzo.
Non si puo’ sperare solo negli ammortizzatori e Colombo lancia una sfida ai presenti: «Non si deve cedere alla rassegnazione, bisogna invece cogliere quelle opportunità che possono esserci ancora per il territorio, ma che se non sono afferrate tempestivamente, domani potrebbero essere più difficili, se non realizzabili».
Tra i presenti nella platea c’è anche Samuele Astuti, segretario provinciale del Pd, sindaco di Malnate e docente alla Liuc di Castellanza, che coglie al volo la riflessione di Colombo rilanciandola nel suo intervento. «C’è bisogno di un progetto per il territorio – dice Astuti – se si vuole agganciare la ripresa, perché la via della rinascita economica non passa più dagli aiuti a pioggia, ma da una politica economica mirata alla competitività dei territori».
Per la Cgil ripresa e occupazione devono coincidere. E non è una sottolineatura scontata quella del segretario, perché i dati dell’ultimo trimestre indicano una lieve ripresa della produzione ma non dell’occupazione che, anzi, peggiora. Il dialogo tra gli attori del territorio è fondamentale per ottenere dei risultati. Per il sindacato non è un problema, perché l’unitarietà tra Cgil, Cisl e Uil in provincia di Varese è un asset delle relazioni industriali, il problema è forse più delle istituzioni politiche incapaci di dare delle priorità alla propria azione.
C’è un’argomentazione a cui Colombo tiene in modo evidente ed è il rapporto generazionale. «Il sindacato è accusato sia da sinistra che da destra di essere conservatore, di difendere i lavoratori tutelati a discapito dei giovani precari. Come se il sindacato volesse mettere i padri contro i figli. Niente di più falso, in realtà questo è stato il pretesto per giustificare pesanti sacrifici imposti a lavoratori e pensionati dai governi che si sono succeduti».
E la scelta di chiudere il proprio intervento congressuale con la canzone “People have the power” (La gente ha il potere) della sacerdotessa del rock Patti Smith , un suo mito giovanile, è il primo passo di una riconciliazione senza guerra.
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