“Non basta l’edilizia: alla scuola serve più rigore”

Pregi, difetti e necessità del mondo dell'istruzione secondo Eugenia Bolis, la decana dei presidi in Lombardia, che sta per lasciare. In questo ultimo anno dirige due istituti con quasi 3000 ragazzi

È la decana dei presidi in Lombardia. Anche se a lei questo primato non piace particolarmente. Eugenia Bolis sta per lasciare definitivamente il mondo della scuola. Dal 1 settembre andrà in pensione dopo una carriera ricca e variegata: dieci anni alla Telecom per poi tornare a studiare matematica all’università ed entrare nel mondo dell’istruzione dove è stata prima docente e poi preside. Nel suo ruolo di dirigente è stata al liceo Crespi per poi approdare all’Ipc Verri i Busto: « Io sono bustocca e mi piace lavorare nella mia città. Ci tengo a impegnarmi per la questa comunità». Oggi, la professoressa Bolis dirige il Verri con i suoi 1800 studenti ed è reggente al dalla Chiesa di Sesto dove studiano altri mille ragazzi.

In queste condizioni, dirigere un istituto scolastico non è facile: « Abbiamo così tante cose a fare, da vedere. Un sacco di burocrazia, e poi gli stage, e le esperienze di alternanza. Occasioni che facciamo fatica a individuare perché la crisi si sente. Una montagna di impegni che, alla fine , ci fanno perdere di vista il primo ruolo della scuola»

E quale sarebbe il primo compito di una scuola?
« Insegnare ai ragazzi il rigore, il rispetto delle regole. Noi siamo un istituto alberghiero, dobbiamo formare giovani che si mettano a disposizione, comprendano il proprio ruolo. Invece, spesso li vediamo poco consapevoli. E sa perché?»

Perché?
« Perché li educhiamo poco al bello, all’amore per la Cultura, al rispetto per ciò che ci circonda. Prendiamo l’uso del telefonino: sono sempre attaccati a questi aggeggi, anche a scuola non lo spengono mai. Noi docenti dobbiamo ritornare a essere più rigorosi e inflessibili. Ce lo chiedono anche le famiglie che spesso non sanno come comportarsi davanti a figli che crescono nella solitudine della loro camera, agganciati a un mondo virtuale fatto di computer e chat. Hanno modi di comunicare diversi e i rapporti adulti ragazzi ne risentono. Un commento detto in una chat ha spesso un effetto venti volte superiore a quello detto in faccia: entra subito in circolo, si diffonde nel gruppo, assume contorni giganti e mettere pace è complicato. In questa scuola siamo diventati bravi a individuare i segnali e a metterli a tacere: siamo sempre in allerta».

Parliamo di scuola, di autonomia: com’è cambiato il lavoro?
«Autonomia? Per cosa? pensavamo che l’autonomia fosse una grande opportunità ma, alla fine, sono davvero pochi i campi in cui abbiamo mano libera. Pensiamo ai docenti: non abbiamo alcuna voce in capitolo. Eppure potrebbero assegnarci quale autonomia nella scelta dei professori: se in questa provincia sappiamo che c’è bisogno di 100 docenti, perché non autorizzano noi presidi a scegliere tra i primi cento della graduatoria? Non faremmo torto a nessuno.Vietato…»

Questo è un tema molto delicato. Voi presidi potreste costruirvi una corte di docenti compiacenti
« Compiacere cosa? Io ho un ruolo, ho 1800 studenti da formare e ho bisogno di gente che sia capace e dia valore al proprio impegno. Se qualcuno non è d’accordo con me, dove sta il problema? Facciamo una bella discussione aperta e franca: serve a entrambi. I ragazzi hanno bisogno di passione, leggono nel comportamento del proprio docente il valore educativo: è l’insegnante che fa la differenza, non lo strumento, la materia o la gita»

Parliamo di riforme, ciò che è stato e ciò che lei vorrebbe
« La Riforma Gelmini ha azzerato la differenza tra tecnici e professionali, aumentando le ore teoriche e diminuendo quelle di laboratorio. Non va bene: se io scelgo un percorso di formazione ho bisogno di imparare a lavorare, devo avete un professore bravo e preparato che mi insegni il mestiere».

Cosa pensa del concorso per i presidi?
« Solidarietà massima a chi si è impegnato, si è preparato, ha superato le prove e si è visto bocciare la seconda volta. Solidarietà a chi ha superato anche la seconda correzione e si è visto beffare al momento dell’incarico. Solidarietà massima al dirigente dell’Ufficio scolastico lombardo De Sanctis: è stata una vicenda spiacevole. La scuola, oggi, non ha bisogno di giochetti, trucchi o complicazioni. Le istituzioni, i politici devono rimettere al centro la formazione dei giovani, perché sono il futuro della società. Va bene l’edilizia, ma non basta: occorre ridare motivazione a chi nella scuola lavora e si impegna».

Cosa augura a chi verrà dopo di lei?
«Buona fortuna! Essere preside in un professionale non è una passeggiata. Occorre avere cento occhi, occuparsi di tante cose, avere sotto controllo la crescita dei ragazzi. Avere una salute di ferro! A me è andata bene: sono un mulo….».

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Pubblicato il 14 Marzo 2014
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