“Pressioni sul Comune per comprare la caserma dei Carabinieri”
L'edificio di via Bellini -pronto da 8 anni- torna a scaldare la politica con pesanti accuse da parte dell’amministrazione che denuncia pressioni per acquistare l’immobile “anche da parte dello stesso Ministero degli Interni"
Puntualmente, da 8 anni a questa parte, la (non) caserma di via Bellini torna a scaldare la politica. Questa volta ad accendere la miccia è stato Marco Cirigliano (SEL) chiedendo di imporre un ultimatum alla società che ha costruito l’immobile, la Edilteco, scadenza del quale «in rispetto della convenzione stipulata con il comune, dovranno restituire l’area come gliela abbiamo consegnata». Cioè demolendo tutto.
Questa volta però, nel dibattito scaturito tra i consiglieri comunali, la discussione ha assunto temi ben diversi dal solito. Nel descrivere l’iter di questo pasticcio l’attuale assessore all’urbanistica, Giampiero Reguzzoni, ha infatti denunciato forti pressioni ricevute da parte dei costruttori. «Ho fatto un esposto alla polizia verso questi signori -scandisce l’assessore- per le pressioni fatte sull’amministrazione comunale» volte a persuadere «il comune a comprare la caserma». Accuse pesanti che vengono accolte e subito rilanciate anche dal sindaco che, anzi, alza ulteriormemente il livello. Gigi Farioli denuncia così di aver lui stesso ricevuto pressioni «anche dallo stesso Ministero degli Interni» ma alle quali «noi abbiamo risposto a testa alta e con la schiena dritta». Il primo cittadino tuona nello spiegare che «anche se il Prefetto e il Ministero avevano precisato di non essere interessati alla caserma» il costruttore continuò a lavorare «avendo forse assicurazioni da qualcuno».
Dunque che fare con quello che Gigi Farioli definisce «un edificio privato costruito con soldi privati ma su un terreno pubblico»? Le ipotesi sul tavolo sono tante ma il contenzioso finirà quasi certamente sui tavoli del tribunale. L’amministrazione assicura infatti che «stiamo lavorando per cercare la soluzione più vantaggiosa per tutti» anche se nessuno nasconde il fatto che la vicenda «avrà ripercussioni legali per ritorno in possesso dell’area».
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