Ambrosetti: “Mi auguro che Renzi realizzi le sue riforme”

L'ideatore del Forum di Cernobbio si racconta agli studenti dell'università dell'Insubria. Parla dell'Europa e delle scelte sbagliate della politica italiana

«La prima edizione del forum di Cernobbio fu quarant’anni fa. Parteciparono soltanto in quattordici e fu un bagno di sangue dal punto di vista economico. Tra gli ospiti c’era anche Andreatta che si fermò per la notte a Varese e mi confessò: "Non ho mai imparato tanto come in questi tre giorni". Fu un grande stimolo ad andare avanti». Quella partenza in salita non fermò l’esperienza di Villa d’Este e il successo che ne è seguito negli anni conferma che il suo ideatore, il varesino Alfredo Ambrosetti, aveva avuto l’intuizione giusta: esisteva una domanda di conoscenza e di conoscenza di qualità. A raccontare come è nata l’idea dei forum sul lago di Como, diventati un’occasione di confronto tra capi di stato, economisti, studiosi e intellettuali, è stato lo stesso Ambrosetti, ospite questo pomeriggio dell’Università degli studi dell’Insubria.

Intervistato dal giornalista della Prealpina, Gianni Spartà, che lo ha definito un "varesino d’esportazione" ha raccontato ai ragazzi di Scienze della comunicazione la sua esperienza formativa, iniziata con il liceo e proseguita con la laurea in economia: «Finita l’università ricevetti 87 offerte di lavoro – spiega – certo, erano altri tempi. Vinsi una borsa di studio e mi recai negli Stati Uniti dove mi fu possibile anche svolgere alcuni stage presso le più importanti società americane. Lavorai al fianco di esperti di strategia e di comunicazione. Fu un’esperienza straordinaria e imparai molto». Il ritorno in Italia coincise con la svolta: «Iniziai a tenere diverse conferenze e gli imprenditori iniziarono a chiedermi consigli. Negli anni Settanta venni nominato dirigente dell’Enel, ero il più giovane e in una posizione decisamente privilegiata ma ho deciso di dimettermi perché le richieste di consulenza erano diventate abbastanza da occupare me stesso e altri tre professionisti». 
 
L’idea del Forum di Cernobbio, arrivò qualche anno dopo, da una chiacchierata in treno con lo scienziato Umberto Colombo. La missione era quella di aiutare i protagonisti del mondo imprenditoriale a comprendere le opportunità e le minacce del mondo esterno. «Per farlo era necessario affiancare all’analisi economica e sociale, anche quella politica e quella tecnologica. Così abbiamo dato questo orientamento alle giornate a Villa d’Este».
Lo sguardo di Ambrosetti, spazia dal territorio alla concorrenza internazionale, dai problemi varesini alle sfide del mercato globale. Il celebre consulente non ama parlare di crisi, ma di «cambiamento e di effetti di scelte sbagliate e interventi mancati». Agli studenti consiglia di «porsi sempre un traguardo e chiedersi dove si vuole arrivare». «Per capire il nostro paese e i suoi limiti» suggerisce di leggere "La casta", l’inchiesta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, «che è di qualche anno fa ma purtroppo sempre molto attuale».  

Ambrosetti rivela anche qualche commento sulla situazione nazionale: «Mi auguro che Matteo Renzi riesca a fare tutte le riforme che si è proposto di fare» e sull’esperienza al governo del caro amico, anch’egli varesino, Mario Monti (insieme nella foto durante i mondiali di ciclismo del 2008) riconosce che «non potè sottrarsi all’incarico affidato dal Presidente della Repubblica Napolitano. La situazione era drammatica, si era sull’orlo del fallimento ed era necessaria una cura d’urto. Monti ha dovuto applicare misure pesanti a carico degli italiani ma quando si è giunti al termine della fase più drammatica e c’erano le basi per iniziare a proporre qualcosa di costruttivo per fare ripartire il paese, i partiti si sono messi di traverso. Il governo è stato rovesciato da chi aveva la maggioranza in Parlamento. Mi ricordo che Monti era molto preoccupato perché temeva che i pesanti sacrifici imposti agli italiani venissero sprecati per colpa dei partiti. Per questo optò per l’ingresso in politica ma tutti gli spararono contro perché avevano paura di perdere i propri voti di partito».

Infine il legame con Varese: «Ho molta stima del sindaco di Varese Fontana e del Prefetto Zanzi, penso che per la città sia stato fatto molto ma sempre di più ci si deve interrogare sul futuro. I territori, nel contesto attuale, vivono una pesante concorrenza. Bisogna dare alle persone e ai turisti dei nuovi motivi per venire a Varese». E in merito alle ragioni che hanno portato a scegliere una location comasca per il suo evento di punta Ambrosetti semplicemente rivela: «Varese non disponeva un ubicazione come Villa d’Este che è considerata l’albergo numero uno al mondo. Noi cercavamo un posto bellissimo con delle sale riunioni ma anche un luogo dove poter mangiare e dormire, dove potersi concentrare ma anche rilassare durante gli intervalli ammirando la bellezza del parco e dell’ambiente circostante. A Varese c’è nulla di simile». 

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Pubblicato il 02 Aprile 2014
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