Dal tessile allo smart working, così rinasce un luogo di lavoro

Un'antica fabbrica vicino alla ferrovia rinasce come spazio per start-up e co-working: è B-Smart Center, luogo di lavoro digitale e reale che aprirà a metà maggio. Guardando a Milano e a Malpensa

Dalla fabbrica tessile al “lavoro condiviso”, con spazi flessibili, tecnologicamente avanzati, fatti per condividere idee e competenze: a Gallarate aprirà il prossimo 16 maggio in via Cattaneo B-Smart Center, spazio di coworking (e non solo) che sta al centro della zona più abitata della provincia di Varese, ma sta anche a metà strada tra Milano e Malpensa. «Qui c’era una fabbrica tessile, la scialleria Zocchi per la precisione» ci racconta Giandomenico Giuliani, amministratore di B-Smart, accompagnandoci dentro al capannone completamente rinato. Quartiere Sciarè, dietro ai binari della ferrovia: una volta con i treni arrivavano le balle di cotone e partivano le spedizioni di prodotti finiti, oggi i treni suburbani sono una porta ideale, capace di portare qui persone anche da Milano.

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La fabbrica del “lavoro condiviso” a Gallarate 4 di 12

I 550 metri quadri della vecchia fabbrica oggi si sono trasformati: un luogo di lavoro agile e flessibile, che mette insieme spazi in condivisione (co-working) e vere e proprie sedi. Spazi dove si può lavorare sul proprio progetto (separando professionale e personale, una esigenza sentita), ma anche dove incrociare competenze, confrontarsi, condividere capacità. «L’idea iniziale – spiega ancora Giuliani – era recuperare uno spazio che era abbandonato, poi il progetto è cambiato molto sull’onda della cultura collaborativa. Abbiamo scoperto che esiste tutta una parte di professionisti che frequentano spazi di questo tipo a Milano, perché non ne esistevano qui in provincia». Gli spazi di co-working e alle sedi “agili” sono aperti a chi vive in zona, ma in realtà la “fame” di luoghi di lavoro di questo tipo è in crescita, specie a Milano: così il centro a due passi dall’autostrada e soprattutto a due passi dalla stazione diventa attrattivo per nuovi professionisti, lavoratori “liquidi” e digitale. Per certi versi anche una nuova vocazione per la città: essere «periferia di Milano» (come spesso si dice con preoccupazione) è anche una occasione per ricostruire il lavoro.

Cos’è B-smart? «Partiamo da una sede di 550 metri quadri, tra il vecchio capannone produttivo e gli spazi degli uffici». Completamente riplasmata (nella foto: i pavimenti storici recuperati, legame e memoria della manifattura), la vecchia fabbrica oggi ospita un’area condivisa di co-working e postazioni di hot desking (spazio riservato, con archivio personale), reception, una zona conference call con connessione veloce via cavo, la call area per le chiamate riservate, l’immancabile area relax. E accanto all’area condivisa, ci sono i Twin Office: «Uffici che possono essere “accoppiati” e modulati secondo le esigenze momentanee», spiega Chiara Cremonesi, che con Fabio Montini rappresenta Innovuum, partner che si occupa di open innovation per le aziende. «Gli uffici sono posizionati accanto all’area co-working: così per esempio un’azienda può offrire spazi ai suoi collaboratori». In futuro ci sarà anche il giardino interno, attrezzato anche qui con connessione e rete elettrica per permettere di lavorare all’aperto, in ambiente stimolante (e silenzioso, lontano dalla strada). A completare il tutto, ci sono le dotazioni pensate per sedi fisiche, dalle targhe alle caselle postali, per dare a start-up e professionisti la possibilità di avere una sede, separando professionale e personale.

L’operazione di B-Smart è avanzata, dal punto di vista tecnologico (con un partner internazionale che sarà svelato solo il 16 maggio) ma anche dal punto di vista del concetto, ripensando il lavoro in modo avanzato. «È una scommessa anche etica, abbiamo investito molto sugli spazi» conclude Giuliani, «Volevamo costruire qualcosa di diverso dal solo modello imprenditoriale che punta a massimizzare subito il profitto». La condivisione del lavoro è anche condivisione delle competenze, dei progetti, della conoscenza: «Passare al Social networking, creando una cultura collaborativa che oggi manca in provincia di Varese» chiarisce Chiara Cremonesi. La chiave è anche il programma CoWo 3.0, per costruire momenti di formazione condivisa (aperta sia agli interni sia a imprese esterne). «È forse questa la parte che sta raccogliendo maggiore attenzione» conclude Cremonesi. L’aspetto interessante di B-Smart è anche il forte interesse cresciuto intorno al progetto e al luogo: sarà questa la via per riportare il lavoro?

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Pubblicato il 13 Aprile 2014
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